Quando Kelly Anders scompare nel nulla sono in molti a pregare che riappaia magicamente. In polizia, però, si ricorre alle preghiere, quando non si sa più che pista seguire. “Sai che ho perso il conto delle volte che ci siamo ritrovati qui? Ogni volta però è la stessa storia, cominci facendo l’arrogante e finisci con la coda fra le gambe”. Non è la prima volta che il tenente Trent, i cui anni in polizia iniziano ad essere più di quelli che gli mancano alla pensione, si rivolge così a David Vincent, seduto su una sedia con le manette ai polsi. Il giovane sergente Harris ne ha meno di anni di esperienza ma ha studiato abbastanza da sapere come affrontare un interrogatorio.
David Vincent in carcere ci è già stato: il suo passato è pieno di motivi per essere stato svegliato all’alba e trascinato in commissariato. Il suo presente, grida lui però con fermezza, è pulito, onesto e figlio di una faticosa redenzione. I tre protagonisti, tra scontri dialettici, piste da seguire, accuse e giustificazioni, si parlano tra le quattro mura del commissariato, mossi dalla stessa certezza: ogni interrogatorio ha una storia a sé, un suo svolgimento e, a volte, con un po’ di mestiere e di fortuna, può portare -inquirenti e inquisiti- alla verità.
Note di regia
Una lampada al neon illumina il tavolo e le sedie di una sala degli interrogatori di un
piccolo commissariato. I tre personaggi, nello spazio freddo e neutro della stanza, sono
mossi dal loro ruolo: i due poliziotti, “comodi” nella loro posizione, incalzano il fermato con
la maestria di chi conosce il proprio lavoro; l’interrogato è spaventato e preoccupato e prova a schivare abilmente ogni insinuazione. Le emozioni e le intenzioni dei personaggi sono condizionate da eventi interni: la dinamica dell’interrogatorio e la distinzione dei ruoli, e da eventi esterni: la scomparsa della ragazza e le informazioni fornite dagli investigatori.
I tre personaggi subiscono il tempo che scorre lontano dalla luce del sole senza che si venga a capo del caso, provando frustrazione e mettendo a repentaglio i propri nervi. Partendo da una dinamica puramente poliziesca e passando tra le convinzioni e le paure dei personaggi, sarà la tenuta psicologica dei tre a condizionare il finale.
di Simon Bovey
regia Armando Quaranta
con Jacopo Olmo Antinori, Giulio Forges Davanzati e Maurizio Mario Pepe
scene e costumi Nicola Civinini
light design Alessio Pascale
traduzione Natalia di Giammarco
produzione Khora Teatro in collaborazione con La forma dell’acqua