Un padre e una figlia. Un incontro. Uno scontro fra due visioni della vita, un continuo grido di aiuto inascoltato. Charlie Josephine ci propone un viaggio nella mente tormentata di due persone che nonostante provino a modo loro a superare una grande perdita, rimangono bloccate nella loro condizione di sofferenza. La stessa relazione fra i personaggi sembra essere completamente compromessa dal dolore: entrambi vedono l’altra persona come una degenerazione di quello che erano un tempo e sembrano al tempo stesso impauriti e disgustati dal loro interlocutore. In un continuo ripetersi della stessa situazione, che prende direzioni diverse a seconda delle risposte dei protagonisti, lo spettatore è spinto a domandarsi come l’essere umano possa distruggere un legame quasi idilliaco gettandosi nella dipendenza da alcol. Non si riesce mai a raggiungere un compromesso fra i due, nemmeno quando le tesi portate avanti coincidono fra di loro: c’è sempre una diffidenza di fondo, una voglia a non essere sottomesso, una feroce lotta per la sopravvivenza. Ed è proprio la sopravvivenza il fulcro della storia: non più vita, ormai distrutta e priva di sogni, ma inerzia nell’andare avanti, ripetendo costantemente le stesse azioni o cercando espedienti.
di Charlie Josephine
regia Massimo Di Michele
con Eleonora Bernazza e Massimo Di Michele
traduzione Natalia di Giammarco e Enrico Luttmann
produzione Smart It