Il 21 novembre 1694 nasce a Parigi François-Marie Arouet, detto Voltaire. Vi morirà ottantaquattrenne il 30 maggio 1778, dopo una vita trascorsa di esilio in esilio a causa delle sue prese di posizione contro la Chiesa e il potere autoritario: sul suo sarcofago, conservato nel Pantheon parigino, si legge “poeta, storico e filosofo, accrebbe lo spirito degli uomini ed insegnò loro che devono essere liberi”.
Padre dell’Illuminismo e ispiratore dei princípi che dopo la sua morte furono alla base della Rivoluzione Francese e della Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo, fu uno strenuo difensore degli oppressi, lottando con inesauribile veemenza contro il fanatismo religioso, l’intolleranza, i pregiudizi e l’ignoranza, sostenendo sempre la vitale necessità di istruirsi, lasciarsi guidare dalla ragione e fare ricorso allo spirito critico contro ogni forma di conformismo.
Oltre ad offrire squarci della sua lunga e intensa vita, il testo consente anche, immaginando un Voltaire tuttora vivente e in grado di interpretare con il noto acume questo nostro presente, una riflessione sul mondo attuale e sui guasti, ancora oggi purtroppo consistenti, dell’intolleranza, dei nazionalismi e del fondamentalismo religioso.
Come infatti suggerisce Habermas, considerato il maggiore rappresentante contemporaneo del pensiero illuminista in Europa, “l’Illuminismo rimane il progetto incompiuto della modernità … e la posta in gioco è la preservazione di ciò che può fondare un mondo di cittadini liberi e autonomi.”
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