Contemporaneo di Lux Aeterna e Lontano, e basato su una micropolifonia che evoca l’agitazione iridescente di una nuvola sonora, il Concerto per violoncello (1966) mette in discussione il solista di fronte alla massa. Quattro anni dopo, il Kammerkonzert (1970) esplora il principio della micropolifonia fino al limite, poco prima che Ligeti abbandonasse questo radicalismo per interessarsi nuovamente alla melodia. Adattandosi al millimetro a delle regole che poi vengono fatte esplodere per un sottile piacere, l’artista vuole “un certo ordine, ma un ordine un po’ disordinato”. Composto quasi vent’anni dopo, il Concerto per piano presenta piuttosto un caleidoscopio ritmico: Ligeti si ispira ai poliritmi africani e alle geometrie frattali. Infine nel Concerto per violino del 1990-92, concilia la sua scrittura con un certo lirismo romantico sempre pieno di grazia, sempre immerso in un contesto sonoro “defamiliarizzato” dall’armonia microtonale.
Hidéki Nagano pianoforte
Renaud Déjardin violoncello
Hae-Sun Kang violino
Ensemble intercontemporain
Pierre Bleuse direttore
Il programma potrebbe subire variazioni