di Giuseppe Manfridi
con Manuele Morgese
musica dal vivo Andrea di Pilla tromba e Alessio Scialò piano
regia Livio Galassi
collaboratore alla regia Manuele Morgese
Teatro Zeta dell’Aquila | Teatro Nazionale della Toscana
Si tratta di una esecuzione polifonica, un “canto recitato” a più voci e a più personaggi, scritto dal noto autore romano Giuseppe Manfridi e che vede Manuele Morgese calarsi nei panni di più personaggi testimoni e narratori dei terribili e drammatici episodi legati alla Shoah, durante il periodo della seconda guerra mondiale. La voce dell’attore, attraverso le filastrocche di nera luce, si fonde alla musica della tromba e del pianoforte nel disegno registico di Livio Galassi. Tutto è stato detto, e tutto resta ancora da dire: esaurite le più atroci parole a descrivere l’orrore del più abominevole crimine che la storia ricordi, non esistono parole per comprenderne il recondito perché. Basta il cupo odio che intatto ha attraversato i secoli fino a noi, fomentato da una religione che si è impossessata del dio di Israele per reinventarlo a suo pro, perseguitando chi non si piegava alle sue manomissioni e voleva conservare integre le proprie antiche credenze, i propri miti, la propria appartenenza, la propria – pericolosa – “diversità”? Forse un fondo di nera frustrazione ha irritato e ingelosito il confronto con un popolo che sempre si è nobilmente rialzato dai reiterati soprusi, aggrappandosi fiero alla sua antica e mai rinnegata cultura. Mi chiedo, e vi chiedo – e lo chiedo soprattutto alla gretta imbecillità degli antisemiti: se togliamo alla storia del mondo -‐ religiosa, etica, sociale, scientifica – gli ebrei Mosheh, ‘Abhrahm, Yehoshua ben Yosef, Marx, Freud, Einstein… che ne sarebbe?… E come spiegare, come giustificare il complice silenzio di tutti? Perlomeno di tutti quelli che sapevano, che intuivano, e che potevano incidere con il loro potere? Con quale inaudita impudenza si può testimoniare l’avvenuta ascesa in cielo di una madre vergine, e non la contemporanea caduta di milioni di innocenti negli abissi della umana abiezione? Anche dalla Tiburtina, da una stazione nella città del Cristo in terra, partivano i treni per lo sterminio senza che nessun anatema li arrestasse.
Con il sostegno del MIUR, Ministero dell’Istruzione – dir. Gen. dello studente
Il programma potrebbe subire variazioni