Gianni Cazzola, batterista senza bisogno di presentazioni, definito da Arrigo Polillo come “l’Art Blakey italiano”, decide di riunire quattro giovani musicisti (lui compreso) in gruppo pieno di swing.
Il quartetto, composto da Cesare Mecca alla tromba, Andrea Candeloro al pianoforte e Carlo Bavetta al contrabbasso, si cimenta nell’interpretazione di diversi celebri standard americani, per poi muoversi verso sonorità più pertinenti al periodo Hard Bop e proporre alcuni brani originali firmati da tutti i componenti, creando un percorso musicale all’insegna dello swing nella sua forma più genuina.
Una delle tante dimostrazioni che il Jazz non si pone limiti di tempo e di età, promuovendo da sempre un continuo scambio tra generazioni, che ne costituisce la vera linfa vitale.