Di Massimo Sgorbani
Regia Paolo Orlandelli
Con Donatella Busini
Ufficio Stampa Andrea Cavazzini
Ipazia Production
“Questa stronzata della famiglia”. Nel delicato momento di passaggio tra il secolo XX° e il XI°, quando cadono i tabù e la religione cattolica comincia a collassare sotto il peso dell’anacronismo e dell’ipocrisia, Sgorbani apre e fotografa il contenuto di uno di quegli “armadi” che in molti preferiscono tenere ben chiusi, perché fa male constatare la piccolezza e la meschinità di un’educazione che ha prodotto soprattutto dei rivoltanti mostri.
Dei testi di Massimo Sgorbani si dice che siano delle confessioni: è vero, perché consistono nella trascrizione di pensieri e di moti interiori spesso impronunciabili. Ma la pratica più estrema esercitata da Sgorbani è, a mio avviso, la vivisezione. Come il suo sguardo riesca a cogliere e la sua penna a descrivere i rimuginamenti che gorgogliano nei più profondi recessi dell’animo umano, è un mistero che – come Sgorbani ha dichiarato – sorprende lui stesso.
Imbarcato in un una sonda microscopica, improvvisamente solo per l’intimità alla quale l’autore lo costringe, lo spettatore procede tra gli strettissimi meandri del cervello, si inerpica lungo i gangli e scivola nelle sinapsi, tra sogni, ricordi e avvenimenti, per fuoriuscire dagli occhi, dal naso, dalla bocca, dalle orecchie, dalla vagina o dal glande di personaggi di una mostruosa umanità nella quale è impossibile non riconoscersi.
Un’esperienza sconvolgente e mai provata prima. Buon viaggio.
Il programma potrebbe subire variazioni