La costruzione scenica di Gorges Ocloo, regista belga di origini ghanesi, sembra articolarsi, però, a partire da un cortocircuito: l’energia del canto, del ritmo, della percussione della terra e del corpo che caratterizza l’intero spettacolo è qui affiancata e sovrapposta al repertorio classico dell’Opera occidentale. Da Handel a Bizet, da Verdi a Vivaldi, passando per Beethoven, Ocloo utilizza alcune delle più celebri Arie per dare vita a quella che lui stesso definisce un’AfrOpera capace di raccontare le sue doppie radici. Appropriandosi di questo repertorio, ancorandolo alla propria identità e restituendolo attraverso il filtro della propria Storia, dieci cantanti e danzatrici danno vita ad uno spettacolo coraggioso e sfidante, dalla potente carica simbolica.
Il programma potrebbe subire variazioni