Edoardo Tresoldi (Milano, 1987) realizza opere di arte pubblica di grandi dimensioni, che esplorano la relazione tra corpi, architettura e paesaggio. I suoi anti-monumenti evocano presenze reali, scomparse o possibili, che attraversano le memorie materiali e immateriali, e i riti delle comunità con le quali interagiscono. A partire dall’intervento sulla Basilica di Siponto (2016), il suo lavoro si è spesso confrontato con l’archeologia e il paesaggio delle rovine, affiancando la ricerca filologica alla pratica scultorea e all’interesse per il concetto di “materia assente”. Esito di un denso processo preparatorio, di conoscenza dei siti e della loro storia (archivi, storie orali, tracce documentali), gli interventi di Tresoldi trasformano luoghi e paesaggi, enfatizzandone le componenti relazionali, immersive e meditative. Tresoldi si avvale della collaborazione di altri artisti e di figure provenienti da ambiti e discipline diverse, con cui entra in dialogo per immaginare le sue opere e per ipotizzare nuove pratiche di ricerca e conservazione di beni culturali e paesaggistici. Le sue opere si contrappongono al rigido canone del monumento, attivando nuove forme di condivisione e scambio, tra territori, comunità e forme di sapere. Diverse opere, come Etherea (Coachella, 2018) e Locus (Derive, 2017), sono pensate all’interno di contesti contemporanei di aggregazione, che portano la traccia di altri luoghi simbolici della vita collettiva, quali il teatro, la basilica, la piazza. La trasparenza delle strutture invita, inoltre, a una riflessione sulla fluidità delle interazioni tra interno ed esterno, tra paesaggio naturale e culturale (Simbiosi, 2019; Opera, 2020). Ridefinendo di continuo il loro rapporto con il tempo e l’ambiente, le opere di Tresoldi subiscono così una continua metamorfosi: uno sviluppo organico in cui corpi e spazi si riconfigurano continuamente per creare un’opera pubblica aperta e processuale.
Il programma potrebbe subire variazioni