Crediti
Regia e coreografia: Roberto Zappalà
Musica live: Munedaiko (Mugen Yahiro, Naomitsu Yahiro, Tokinari Yahiro) Soundscape: Giovanni Seminerio
Drammaturgia: Nello Calabrò
danza e collaborazione, i danzatori della Compagnia Zappalà Danza:
Samuele Arisci, Loïc Ayme, Faile Sol Bakker, Giulia Berretta, Anna Forzutti, Dario Rigaglia, Silvia Rossi, Damiano Scavo, Alessandra Verona.
Luci e costumi: Roberto Zappalà
Realizzazione costumi: Majoca
Management: Vittorio Stasi
Tour management: Federica Cincotti
Ufficio stampa nazionale:Veronica Pitea
Direzione generale: Maria Inguscio
una coproduzione: Scenario Pubblico | Compagnia Zappalà Danza – Centro di Rilevante Interesse Nazionale per la Danza e Teatro Comunale di Modena, In collaborazione con Civitanova Danza, Marche Teatro e Fuori Programma Festival
con il patrocinio di INGV Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia
con il sostegno di MiC Ministero della Cultura e Regione Siciliana Assessorato del Turismo dello Sport e dello Spettacolo
I fratelli del titolo della nuova creazione di Roberto Zappalà sono il Fuji e l’Etna, i due vulcani per eccellenza della storia e dell’immaginario simbolico del mondo. L’opera pone l’attenzione in maniera forte e vigorosa sul rapporto tra la performance dei danzatori della compagnia e quella dei Munedaiko, musicisti consacrati alla pratica e valorizzazione del tamburo tradizionale giapponese “Taiko” (太 tai 鼓 ko: grande tamburo) dove la postura, il movimento e la concentrazione sono fondamentali. Così come i vulcani sono all’origine dell’attuale conformazione del pianeta, la percussione è all’origine dell’arte musicale e culturale creata dall’uomo, a partire dal ritmo del battito cardiaco. I tamburi provocano bolle di suoni, di ritmi che “scoppiano” nelle orecchie e nel cervello degli spettatori; ritmi che i danzatori seguono e provocano allo stesso tempo in un fluire incessante, un respiro comune che armonizza i corpi, con le civiltà di origine e con le civiltà tra di loro, con la speranza oggi sempre più auspicabile che, come dice Fosco Maraini, possiamo essere “imbevuti di quell’olio confuciano necessario a lubrificare le ruote della convivenza civile”.
Tra ogni battito e ogni movimento si cela una pausa naturale, simile alla quiete che segue un’eruzione vulcanica: un momento di silenzio nel ritmo dell’esistenza. Questo equilibrio tra movimento e immobilità, tra suono e silenzio, riflette l’armonia presente in natura. Sebbene il corpo e lo spirito umano siano spesso guidati dall’energia e dal dinamismo, esiste una profonda connessione con i ritmi di pace che la natura offre: un ritmo che, come il silenzio tra i colpi del tamburo Taiko, invita alla riflessione, al rinnovamento e al ritorno alla calma interiore.
Il programma potrebbe subire variazioni