La storia del lavoro può essere suddivisa in tre grandi fasi:
• la prima, che va dalla Mesopotamia di 5.000 anni fa all’Inghilterra di metà Settecento è stata centrata sull’agricoltura e sull’artigianato;
• la seconda, che coincide con la società industriale e va dalla metà del Settecento alla metà del Novecento, è stata centrata sulla produzione in fabbrica di beni materiali come i frigoriferi e le automobili;
• la terza, che per comodità chiamiamo post industriale, è iniziata a partire dall’ultima guerra mondiale ed è centrata sulla produzione di beni immateriali come i servizi, le informazioni, i simboli, i valori e l’estetica. In ognuna di queste epoche il lavoro ha avuto i suoi protagonisti, i suoi metodi, i suoi effetti sociali.
Oggi la produzione immateriale prevale su quella materiale; i lavori di natura intellettuale prevalgono su quelli di natura fisica; tra i lavori intellettuali tendono a prevalere quelli creativi; un numero crescente di mansioni può essere delegato alle macchine; i lavoratori di cultura analogica prevalgono via via su quelli di cultura digitale.
Nonostante lo sviluppo tecnologico e l’intelligenza artificiale, resterà ai lavoratori il monopolio delle attività necessarie a soddisfare le esigenze umane di creatività, affettività, estetica, etica, collaborazione, pensiero critico e problem solving. Saranno questi i lavori del futuro.
Il programma potrebbe subire variazioni