Ahmad è nato nel campo profughi palestinese di Yarmouk, a Damasco, nel 1988. La Palestina l’ha conosciuta solo dai racconti del nonno che la dovette abbandonare alla fine degli anni quaranta dopo la prima guerra arabo-israeliana. Spinto dal padre violinista non vedente, fin da bambino Ahmad studiò musica, fino a diplomarsi al Conservatorio di Damasco. Quando nel 2011 scoppiò la guerra e il campo di Yarmouk, bombardato continuamente, perse nel giro di un triennio quasi il 90% della sua popolazione, decise di portare in strada il suo pianoforte e suonarlo in mezzo alle macerie. In quel paesaggio surreale, Ahmad metteva in musica le poesie che gli portavano i sopravvissuti e suonava insieme ai bambini per addolcire, almeno durante alcune ore, tutto quell’orrore. Nell’aprile del 2015, però, a Yarmouk arrivò l’Isis che diede fuoco al suo pianoforte. La sua famiglia lo aiutò a scappare. Come centinaia di migliaia di altri rifugiati, Ahmad attraversò il Mediterraneo su un gommone. Da Lesbo, poi, seguì la rotta balcanica e arrivò in Germania dove visse in un centro di accoglienza. Iniziò di nuovo a suonare e in quello stesso 2015 fu insignito del Premio internazionale Beethoven per i diritti umani, la pace, la libertà, la riduzione della povertà e l’inclusione. Ahmad non ha mai smesso di suonare per la pace. Né di scrivere per parlare della mancanza di libertà dei suoi connazionali. Ormai sono già una decina i dischi che ha inciso, frutto di tante collaborazioni. Nel 2023 Aeham Ahmad, per il suo impegno civile, è stato insignito con il Premio Yorum 2023.
Aeham Ahmad piano, voce
Steve Schofield flicorno
Ahmad Rasheed percussioni
Il programma potrebbe subire variazioni