Due cani sono stati lasciati in casa.
La casa non è proprio una casa. C’è una batteria, due aste e due microfoni. I cani cominciano a cantare. Il lamento diventa un concerto e la casa un palco. Il ragionamento dei due uomini – animali rimbalza continuamente fra due poli: uomini che fanno vite da cani e cani educati come uomini. In questo ibrido palco salotto non ci sono oggetti superflui. La scena è pulita. Ci sono solo delle maschere. Da cani prima. Da uomini poi.
Concerto fetido su quattro zampe lo abbiamo scritto quasi ogni giorno della nostra vita, lo abbiamo pensato passeggiando fra le vie della nostra triste città, sognato negli inverni nucleari di provincia, improvvisato nella casa in cui siamo cresciuti e voluto davanti ad un pianoforte, lo stesso davanti al quale nostra madre ci ha insegnato a cantare. Adesso e chissà perché proprio adesso, vogliamo portarlo su un palco. Portare noi sul palco: due fratelli, due musicisti, due animali. Lo spettacolo nasce come una dedica a chi non grida mai, a chi non si scompone, alle famiglie ricche che fanno figli puliti e disciplinati e alla violenza composta delle persone educate. Camminiamo per le strade, le mani in tasca, il cappuccio in testa, ci guardiamo intorno: a La Spezia non si vede anima viva. I giovani dove sono andati a finire? Un’altra stagione morta in questa città natale. Viene voglia di spaccare tutto, di rompere la calma innaturale di questo mondo nella speranza che gli animali che dunque siamo ricomincino a ululare.
Il programma potrebbe variazioni