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Ardilut

Giorgio Agamben presenta la collana di poesie bilingue edita da Quodlibet

09.11.2022 ORE 18:30 Palazzo Esposizioni Roma
Via Nazionale, 194
Municipio I

Informazioni

Il disegno dell’ardilut (valeriana selvatica), scelto dal giovane Pier Paolo Pasolini per le sue pubblicazioni in friulano, viene ripreso come simbolo della collana di poesia bilingue edita da Quodlibet a cura di Giorgio Agamben, che intende, a più di quarant’anni dalla morte del poeta, proseguire e verificare nella nuova realtà linguistica del xxi secolo la sua riflessione sul rapporto fra lingua e dialetto.

È stato Dante a porre sotto il segno del bilinguismo la nascita della poesia italiana. Nel De vulgari eloquentia egli contrappone il volgare, che «i bambini apprendono da chi sta loro intorno appena cominciano a distinguere le voci», e «senza nessuna regola riceviamo imitando la nostra nutrice» alla «lingua secondaria, che i Romani chiamavano grammatica nella quale siamo regolati e istruiti solo attraverso uno spazio di tempo e assiduità di studi». Nel momento stesso in cui decide di scrivere in volgare la sua poesia, a questo primo bilinguismo, Dante ne aggiunge subito un secondo, quello fra i volgari municipali e il volgare illustre, che paragona a una pantera profumata, «che fa sentire la sua fragranza in ogni città, ma non dimora in alcuna».

L’ipotesi che questa collana propone è che oggi alla grammatica di Dante corrisponda l’italiano come lingua nazionale e al volgare i cosiddetti dialetti e che, come allora, la poesia italiana, che sembra attraversare una fase di crisi o di stasi, potrà rinascere solo se tornerà a nutrirsi di questa intima diglossia. Non è certo un caso se la grande fioritura della poesia italiana del Novecento sia stata discretamente accompagnata da un altrettanto grande fioritura della poesia in dialetto ed è probabile che esse siano così strettamente connesse, che senza l’una non avremmo avuto nemmeno l’altra. Per questo la collana, accanto ai nuovi poeti, ripubblicherà anche dei classici, a cominciare da Pier Paolo Pasolini e Andrea Zanzotto, che hanno scritto tanto in lingua che in dialetto, e seguirà con attenzione ogni ricerca di una lingua poetica che fuoriesca dal monolinguismo. Il «regresso lungo i gradi dell’essere» di cui parlava Pasolini per il suo dialetto è, infatti, innanzitutto un regresso lungo i gradi della lingua, che permette al poeta di scavalcare la lingua non più viva e corrotta che lo circonda da ogni parte verso una lingua che esiste già sempre e, tuttavia, ancora non esiste: la lingua della poesia. Il testo a fronte che caratterizza la collana rende visibile il movimento – e quasi l’andirivieni dal dialetto alla lingua e viceversa – che definisce il gesto poetico, quasi che il vero luogo della poesia non fosse né nell’uno né nell’altra, ma nell’ardua, incessante tensione fra di essi.

Giorgio Agamben è filosofo e scrittore. La sua opera è tradotta e commentata in tutto il mondo.

Il programma potrebbe subire variazioni

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