Friedrich Mohr aveva il sogno di eseguire per l’ultima volta, alla fine della guerra, la Marcia funebre di Sigfrido dalla Götterdämmerung di Wagner.
Una storia non conclusa, troncata del suo finale, che il gruppo fiammingo decide di completare con l’aiuto dell’Orchestra dell’Opera e del Balletto Fiammingo, della stazione radiofonica Klara e dell’attore tedesco Martin Wuttke (conosciuto per “Inglourious Basterds” di Tarantino). Tra lo studio di reperti d’epoca, reenactment, ricostruzioni musicali e filmiche, la storia di quest’uomo “non coraggioso”– che non si oppose quando i suoi colleghi musicisti e amici ebrei furono espulsi dall’orchestra – è riportata in scena. Eppure, il progetto di ricostruzione si ingarbuglia in eventi inaspettati, realtà e finzione collidono, e la storia documentata di Mohr appare piena di inesattezze e tentativi di riparare l’irreparabile. Fino a che punto si può manipolare la realtà quando si cerca una forma di espiazione?
Il programma potrebbe subire variazioni