La Giuditta di Caravaggio è un’opera “capitale” in molti sensi, non da ultimo perché incarna, si potrebbe dire persino alla lettera, non solo un’idea di arte, di stile, di pittura, ma anche, e forse più, un tempo e un luogo, o meglio un ambiente e un’epoca. Nell’immaginario collettivo e condiviso, l’immagine di Caravaggio, e della Giuditta in maniera eminente, è l’immagine stessa della Roma del 1600, a cavallo tra due secoli. E la città di Caravaggio, non a caso, ha la stessa fisionomia e la stessa personalità del pittore, o della sua opera, fatta di contrasti esasperati: sacra e profana, devota e irriverente, mistica e violenta, raffinata e popolare, passionale e geniale. È in questo gioco di rispecchiamenti che prendono forma e sopravvivono le figure del nostro passato, dei valori della nostra eredità, del nostro capitale culturale.
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