Lunedì 24 ALLE ORE 19.30 viene presentato il volume Luchino Visconti – Epistolario 1920-1961
Luchino Visconti attraverso le sue lettere, quelle scritte e quelle ricevute nel corso di una carriera che ha segnato in maniera indelebile l’arte, lo spettacolo e il cinema del Novecento. Primo di due monumentali volumi, questo libro copre gli anni dal 1937 al 1961 (con un piccolo antefatto nel 1920). Un periodo cruciale per la nascita e la consacrazione del mito Visconti: dall’apprendistato con Renoir alla resistenza negli anni del fascismo, dalle memorabili regie teatrali e operistiche alle fortune cinematografiche, dall’‘invenzione’ del neorealismo con Ossessione fino al capolavoro definitivo Rocco e i suoi fratelli. Le lettere sono poco più di settecento: a dialogare con il regista personalità del calibro di Maria Callas, Franco Zeffirelli, Vittorio Gassman, Ingrid Bergman, Michelangelo Antonioni, Salvador Dalí, Cesare Zavattini, Suso Cecchi d’Amico, insieme a tanti altri attori, registi, scrittori, produttori, impresari, politici, maestranze di cinema e teatro. Un concerto con circa duecento strumenti intorno a un unico maestro, un’occasione rara per scoprire, attraverso le parole di Visconti e di chi ha avuto la possibilità di conoscerlo e collaborare con lui, il modo di lavorare, di pensare, di agire di un personaggio unico, capace con la sua visione di in influenzare la storia culturale del nostro paese.
A cura di Caterina d’Amico de Carvalho e Alessandra Favino (Edizioni Cineteca di Bologna)
Sono presenti le curatrici del libro, il regista Marco Tullio Giordana e Gian Luca Farinelli, direttore della Cineteca di Bologna ed editore del volume.
ALLE ORE 20.30 il pubblico può assistere alla proiezione di una delle opere più celebri di Visconti, Rocco e i suoi fratelli, nuovo sconvolgente capitolo del cinema italiano pesantemente perseguitato dalla censura.
REGIA: Luchino Visconti
NAZIONE: Italia
ANNO: 1960
DURATA: 177′
CAST: Alain Delon, Renato Salvatori, Annie Girardot, Claudia Cardinale, Roger Hanin, Katina Paxinou
Nel 1960, la vedova Parondi arriva a Milano dalla Basilicata con quattro dei suoi cinque figli; il quinto è già emigrato in città e proprio quella sera si sta fidanzando. Stazione Centrale affollata di migranti meridionali, scantinati gelidi e indecenti nei quali vivere, lavori giornalieri colti al volo (come spalare la neve), oppure perseguiti con testardaggine fino a diventare operaio specializzato, come Ciro, o pugile, come capita a Simone e poi a Rocco. Potente mélo in bianco e nero, scritto da Visconti (con Suso Cecchi D’Amico, Festa Campanile, Franciosa e Medioli), ispirato a Il ponte della Ghisolfa di Testori, con splendida fotografia di Rotunno su una Milano indifferente. Rigore e passione si mescolano nei toni come nei personaggi, che assurgono a un’inconsapevole, oscura dimensione tragica. Osteggiato già durante la lavorazione, fu poi censurato brutalmente. Restaurato integro nel 2015.
Il programma potrebbe subire variazioni