L’azione si rapporta alle aree geometriche disfandole per la sua caratteristica figurale implicita, poiché non lavora per un disegno, ma si impiega come forza di spostamento. Il tempo diventa spazio poiché è tempo di riverbero dell’azione, che è alla sua massima ampiezza. L’azione è un continuo riscrivere gli sbilanciamenti dello spazio e si relaziona all’area proiettandola ortogonalmente ponendosi sempre oltre il proprio asse di equilibrio. Lo sguardo deve fagocitare più spazio possibile: la coreografia nasce perché genera e svela spazio. Il disegno dello spazio è lo strumento per evidenziare e chiarire l’attività coreografica.
A cura di Marco Valerio Amico.
Il programma potrebbe subire variazioni