Reduce dai successi dei due ultimi tour di quest’anno, in Italia con Joanna Teters e in tutto il mondo con Ute Lemper, Giuseppe Bassi torna con il suo contrabbasso a suonare nella Capitale, il prossimo 15 ottobre, per presentare l’album “I will touch you” (Doppio Sugo Records), scritto a quattro mani con la pianista Sumire Kuribayashi, uno dei migliori talenti della moderna scena jazzistica giapponese.
“I will touch you” è un disco toccante, che unisce armoniosamente due sensibilità, due culture, due modi di esprimere l’arte della musica e l’anima in un unicum di bellezza pura. Come afferma lo stesso Bassi: «Prima, non avevamo una storia. Prima del covid eravamo solo “la generazione che ha avuto tutto”. Oggi, ogni persona di tutti i Paesi del mondo ne ha una da raccontare. Più o meno forte, sicuramene commovente. La nostra è una storia semplice, fatta di note e di canzoni provenienti da un Paese tanto lontano quanto a me caro: il Giappone. Sumire era in Italia quei primi di marzo, eravamo in procinto di partire per la presentazione europea di “Atomic Bass”, la storia in musica di un contrabbasso che raggiunge i luoghi distrutti dallo tsunami e oggi vessati dalle radiazioni per lo scoppio della centrale atomica di Fukushima. Riuscì rocambolescamente a rientrare in Giappone il 12 marzo 2020, coprotagonista dell’addio più doloroso della mia vita, e da quel giorno, ogni giorno per sette mesi, prese ad inviarmi per mail un brano da lei composto con amore, registrato anche con il telefonino. Intitolava questi messaggi: “karaoke per Peppe”. Era musica in piano solo affinché io potessi aggiungere il contrabbasso e continuare a suonare con lei. Cosa che feci ogni pomeriggio, in diretta Facebook alle 17:30, per allietare con quelle note un ristrettissimo pubblico fatto di amici carissimi, vecchi e nuovi. Si formava una vera famiglia intorno ad un contrabbasso, un contrabbassista, sua moglie (anche lei Contrabbassista) e tanti peluche che, di fronte alla telecamera dello smartphone, inscenavano balletti divertenti al suono di quella musica che stava salvando le nostre vite. Cominciarono a parlarne tutti: i giornali giapponesi e i telegiornali italiani. Uscito finalmente di casa, decisi di raccogliere parte di quella musica in un disco che, per me e per noi, non è solo un disco ma una vera e propria storia d’amore: la dimostrazione di come la musica, insieme a qualche pupazzo, possa cambiare in meglio le nostre vite».