Da un paio di decenni lo studio (non solo universitario) del cinema ha subito una svolta radicale. Da una lunga fase in cui è stata centrale l’analisi del film, con un ruolo centrale svolto dalla semiologia, si è passati a scoprire l’importanza della ricerca storica e archivistica.
Ma quali sono gli archivi del cinema, che problemi pongono alla ricerca e che opportunità danno per la conservazione della memoria del cinema?
Attraverso un percorso che intreccia l’esperienza di archivista con quella di studioso, vengono elencati i luoghi in cui è depositata la memoria del cinema italiano (sia i materiali fisici delle pellicole sia quelli cartacei, a cominciare dal fondamentale Fondo della revisione cinematografica all’Archivio centrale dello stato), mostrando come lo studio del cinema italiano, anche degli ultimi decenni, sia inscindibile da un lavoro filologico e di studio del contesto. Il cinema, arte collettiva e produzione industriale, richiede per essere colto nella sua pienezza uno sguardo sui modi di produzione e le pratiche, e di conseguenza una cognizione dei molti modi in cui la sua storia si deposita: le carte di produzione e i luoghi della formazione, gli archivi degli sceneggiatori, quelli delle riviste, i luoghi fisici in cui sono depositate le pellicole. Questo lancia anche nuovi quesiti sulla conservazione e lo studio del cinema nell’epoca del digitale.
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