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Hervé Guibert: This and More
Mostra a cura di Anthony Huberman che presenta una selezione di fotografie dello scrittore, giornalista e fotografo francese
Nell'ambito di MUSEO PER L'IMMAGINAZIONE PREVENTIVA - MACRO
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Mostra a cura di Anthony Huberman che presenta una selezione di fotografie dello scrittore, giornalista e fotografo francese
Nell'ambito di MUSEO PER L'IMMAGINAZIONE PREVENTIVA - MACRO
Hervé Guibert: This and More, a cura di Anthony Huberman ed organizzata in collaborazione con il del Wattis Institute di San Francisco, presenta una selezione di fotografie dello scrittore, giornalista e fotografo francese Hervé Guibert (1955-1991). Se il lavoro fotografico di Guibert è prevalentemente associato al ritratto, in questo caso la mostra esplora un nucleo di opere inusuali, in cui l’artista cattura piuttosto l’assenza dell’elemento umano: le fotografie non contengono volti ma oggetti inanimati, interni e spazi domestici carichi di ricordi ed emozioni che evocano la presenza di personaggi fuori campo.
La produzione di Guibert si è mossa tra scrittura e immagine: ha pubblicato diverse opere letterarie – tra cui L’Image fantôme, pubblicato anche in Italia (L’immagine fantasma, ContrastoBooks, 2021) –, è stato critico fotografico per Le Monde, fotografo e regista. La sua eredità è segnata dalla prematura scomparsa a causa dell’AIDS, malattia che Guibert ha raccontato prima nel romanzo À l’ami qui ne m’a pas sauvé la vie – recentemente tradotto in italiano (All’amico che non mi ha salvato la vita, GOG edizioni, 2022) – dove compare l’agonia dell’amico filosofo Michel Foucault, e quindi nel film autobiografico La Pudeur ou l’impudeur.
Molto noto in Francia, dove la sua opera ha contribuito a sensibilizzare l’opinione pubblica sul tema dell’AIDS, Guibert ha avuto una relazione speciale con l’Italia. Appassionato del cinema di Pasolini, Fellini e Antonioni, ha soggiornato a lungo all’Isola d’Elba dove ha scritto, nel corso della vita, molti dei suoi testi. Ha inoltre vissuto a Roma, tra il 1987 e il 1989 in residenza a Villa Medici e prolungando la sua permanenza anche l’anno successivo.
Una buona fotografia, nelle parole di Guibert, non è necessariamente quella che rende visibile una persona o un luogo, ma quella che è “fedele alla memoria della mia emozione”.
Laconiche e riservate, le fotografie esposte nella mostra offrono un approccio al ritratto in cui ciò che conta è quello che manca nell’immagine: carichi di sentimenti di amore così come di aspetti traumatici, questi spazi interni invitano a immaginare le persone che li hanno vissuti e abitati. Le opere mettono a nudo gli aspetti più intimi dell’artista, mantenendo al tempo stesso la riservatezza di momenti privati, i cui protagonisti sono tenuti al sicuro, o tragicamente distanti, al di fuori dell’inquadratura.
Piuttosto che cercare un senso di verità oggettiva, la mostra mette in evidenza tutto ciò che è soggettivo e invisibile in una fotografia, in cui si stratificano ricordi, aneddoti e assenze. Gli oggetti e spazi domestici fotografati da Guibert sono pieni dell’assenza spettrale di coloro che li hanno vissuti e lasciati. Emergono così delle verità celate, latenti e invisibili all’occhio, eppure centrali nell’immagine.
Credit photo: Hervé Guibert, Les billes, 1983; © Christine Guibert/Courtesy Les Douches la Galerie, Paris
Il programma potrebbe subire variazioni
Opening 9 marzo, dalle ore 18 alle ore 21
Azienda Speciale Palaexpo
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