liberamente ispirato a L’orgia di Praga di Philip Roth
drammaturgia e regia Laura Angiulli
con Alessandra d’Elia e Antonio Marfella
scena Rosario Squillace
disegno luci Cesare Accetta
Galleria Toledo
Uno spettacolo intenso, crudamente vero, elegante. Spinto dall’invito di uno scrittore cecoslovacco in esilio negli USA, Zdeněk Sisovský, Zuckerman negli anni ’70 si reca a Praga, sotto l’occupazione sovietica e dove si vive ancora la repressione della Primavera di Praga. Cerca il manoscritto di racconti di uno sconosciuto scrittore yiddish di grande talento ucciso dai nazisti. Viene in contatto con artisti disperati, oppressi, ed incontra anche una donna affascinante, sensuale, Olga Sisovská, moglie abbandonata da Sisovský, che cerca di colmare il vuoto dell’abbandono del marito e della sua difficile vita offrendosi ad altri uomini.
Se la formazione e i più generali caratteri culturali di Philip Roth fanno riferimento al Nord Est di quell’America della quale fin dall’infanzia lui assume in proprio i tratti, le consuetudini, le passioni giovanili proprie di certa popolazione immigrata di più o meno recente generazione -proficuamente insediata in quel contesto d’America – è anche vero che il richiamo delle radici resta forte, e insiste sulle scelte di vita e letterarie dell’autore, e non di rado nell’ampio peregrinare della scrittura lo riporta indietro, in un andare a ritroso attraverso le generazioni.
L’orgia di Praga, apparentemente un’operina, pulsa del desiderio d’appartenenza e condivisione.
C’è il riconoscimento di una distanza avvertita e sofferta dal soggetto scrivente, per caso portato dagli eventi in quella terra della sua antica origine, al tempo ancora oppressa dalla violenza della dominazione sovietica.
Le figure, faticosamente, stentatamente si aggirano sulla scena dell’opera, quasi fantasmi nella nebbia offuscante di un diritto di sopravvivenza tanto reclamato quanto negato, e pure si stagliano per la nettezza della rappresentazione, e si fanno elementi di configurazione di un più ampio spaccato umano che può facilmente essere assunto a segno di una mortificante conduzione di vita, quasi negazione della vita stessa.
Il programma potrebbe subire variazioni