Oggi più che mai si sente ripetere la solita litania: dopo esser stato ferito gravemente, prima dalla televisione e dal telecomando, poi dal videoregistratore e dal dvd, il cinema delle sale oramai agonizza in fin di vita, ferocemente colpito dal covid sotto lo sguardo indifferente degli schermi collegati alla Rete. Nessun timore al riguardo: la storia delle arti, anche nel caso della settima, si ripete ma in circostanze diverse. Il cinema, una volta raggiunta la maturità, ha iniziato a meditare sul proprio statuto, sul declino e su una possibile rinascita, a patto però di sottoporsi ad un inevitabile confronto con le rivoluzioni tecnologiche e il progresso dei nuovi media. Il saggio affronta, con un approccio interdisciplinare tra la storia del cinema e l’estetica, le diverse modalità di attivazione dell’esperienza cinematografica, e in particolar modo la differenza tra vedere un film in streaming e andare al cinema. Non si tratta di una forma di nostalgia per le sale, ma di rivendicare la specificità dell’esperienza cinematografica in uno spazio riservato alle emozioni dello spettatore, oramai sopraffatto da una quantità illimitata di stimoli audiovisivi prodotti dagli smartphone e dai computer, che provocano una strana assuefazione alle immagini. Solo la notte delle sale, illuminate da una luce lunare, potrà indicarci il sentiero incantato delle immagini, per non farci sedurre dal facile canto delle piattaforme streaming e della rete.
Raffaele Simongini è docente di Storia dell’arte contemporanea all’Accademia di Belle Arti di Napoli e alla Rome University of Fine Arts, dove insegna Storia del cinema. Ha realizzato per Rai Educational e alcune istituzioni museali italiane una ventina di documentari dedicati ad artisti contemporanee.
Il programma potrebbe subire variazioni