La mostra presenta una cospicua mole di scritti da lui dedicati alle arti visive, oltre a opere d’arte esplicitamente ispirate ai suoi testi, soprattutto quelle degli artisti amici e compagnons de route. La mostra intende, dunque, ripercorrere il sodalizio di Giorgio Manganelli (1922-1990), uno dei maggiori scrittori del Novecento, con undici artisti del suo tempo (Lucio Fontana, Fausto Melotti, Carol Rama, Toti Scialoja, Gastone Novelli, Achille Perilli, Franco Nonnis, Gianfranco Baruchello, Giovanna Sandri, Giosetta Fioroni e Luigi Serafini).
Il percorso espositivo presenta circa 60 opere tra pittura, scultura, grafica, fotografia, libri e documenti, provenienti da importanti collezioni private ma anche dalle Fondazioni degli artisti coinvolti e dalla Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea. Verrà esposto fra l’altro, per la prima volta nel suo insieme a Roma, il ciclo di ventitré tavole realizzate da Gastone Novelli nel 1964 all’apparire dell’opera prima di Manganelli, Hilarotragoedia. Vengono messi a fuoco due periodi molto diversi fra loro: gli anni Sessanta della Roma “fiammeggiante” delle Nuove avanguardie e gli anni Ottanta della Milano del nuovo e rutilante «sistema dell’arte». A collegare Manganelli con l’arte del suo tempo è l’amica Lea Vergine che, facendogli conoscere Carol Rama, lo introduce all’«altra metà dell’avanguardia».
Manganelli trascorre gli anni Ottanta prevalentemente a Milano, in stretta complicità con Lea Vergine che a Manganelli commissionò una serie di testi per le mostre da lei curate, così introducendolo all’«altra metà dell’avanguardia», cioè ad artiste come Gina Pane e Carol Rama.