INCONTRI CON IL CINEMA BUDDHISTA

INCONTRI CON IL CINEMA BUDDHISTA

II edizione della rassegna di proiezioni dedicata alla dottrina religiosa e filosofica tra le più antiche e diffuse al mondo con 13 film provenienti da vari Paesi asiatici

Nell'ambito di Nuovo cinema Aquila

13.10.2023 ─
15.10.2023
Nuovo Cinema Aquila
Via L’Aquila 66/74
Municipio V

Informazioni

Dal 13 al 15 ottobre 2023 al Nuovo Cinema Aquila al Pigneto, la Fondazione Maitreya – Istituto di cultura buddhista e Asiatica Film Festival (JCI), con il sostegno dell’otto per mille dell’Unione Buddhista Italiana presentano la seconda edizione di INCONTRI CON IL CINEMA BUDDHISTA, dove in tre giorni si potranno vedere gratuitamente 13 film provenienti da Birmania, Cina, Cambogia, Francia, Finlandia, Giappone, Hong Kong, Italia, Malawi, Nepal e Thailandia che presentano il buddismo come religione, disciplina, filosofia, teologia, mitologia, tradizione pittorica e letteraria tra documentari, fiction e corti selezionati.

Dopo il successo della prima edizione, la rassegna continua a promuovere la cultura cinematografica mondiale ispirata al sentiero tracciato dal Buddha, la cui non-violenza affonda le sue radici nella coscienza religiosa dell’uomo. Nella versione appena restaurata in 4K, in programma il film più pacifista sul conflitto mondiale: “L’arpa Birmana” diretto dal maestro Kon Ichikawa, il “Frank Capra nipponico”. Nominato nel 1956 all’Oscar come miglior film straniero. “L’arpa birmana” è un’opera magistrale, contro l’angoscia, l’irrazionalità e l’insensatezza della guerra, che mostra il potere di chi, senza paura, incarna la pace. In “Karmalink” di Jake Watchel un ragazzino di Phnom Penh con i suoi amici tra l’uso dell’intelligenza artificiale, sogni di una vita passata e nanotecnologia trasforma la città cambogiana in un luogo dove scienza e metafisica si intersecano; “Dark Red Forest” di Jin Huaquing porta gli spettatori in un’area estrema nel vasto altopiano del Tibet, dove si svolge nei pressi del Monastero Yarchen l’annuale ritiro di migliaia di monache buddiste tibetane, nei cento giorni più freddi dell’anno. Ancora più in alto degli altopiani inesplorati tibetani, tra cielo e terra, un fotografo e un romanziere si confrontano in una maestosa esplorazione in “The Velvet Qeen” di Marie Amiguet e Vincent Munier. In questo luogo spettacolare, nel santuario del leopardo delle nevi, ogni immagine preziosa può trasmettere emozioni e incontri inaspettati: nelle valli e sulle alte cime della montagna dove vige la lealtà spontanea dei duelli del mondo animale. Storicamente, i monaci buddhisti in India facevano del camminare una parte cruciale della loro pratica quotidiana, rimanendo consapevoli passo dopo passo. “Camminare come Buddha” è una forma di meditazione diffusa anche nel buddismo zen giapponese e coreano. Nel cammino alla ricerca di un maestro eremita, in “The Mountain Path” un giovane appassionato, il regista Edward Burger, incontra monaci, tra le montagne cinesi, apparentemente lontani dal mondo, ma quotidianamente con i piedi sulla terra: la loro saggezza è trasmessa attraverso la pratica della cura del pianeta. Tra i più famosi e acclamati registi e artisti taiwanesi, Tsai Ming Liang con “Walker”, prodotto dall’Hong Kong International Film Festival, fa camminare a capo chino un monaco buddista in meditazione nella metropoli di Hong Kong; i suoi movimenti lentissimi, performativi e imperturbabili nella frenesia della metropoli costituiscono un contrappunto ipnotico. La tunica rossa indossata e agita dall’attore Lee Kang-sheng è una sorta di meditazione camminata, di teatro, di esperienza visuale cinematografica non-narrativa a cui Tsai Ming Liang lavora da decenni. In “Tukdam: between worlds”, Donagh Coleman indaga la soglia della morte in meditazione che ibrida la vita e la morte a un livello senza precedenti. I buddisti tibetani chiamano tukdam quando i meditatori esperti muoiono in modo consapevolmente controllato. Sebbene siano morti secondo i nostri standard biomedici, spesso rimangono seduti in meditazione, senza cambiamenti fisici e senza decomporsi per giorni. Il fenomeno è documentato in una prospettiva scientifica: inspiegabile per i neuro-scienziati, da indagare per il Dalai Lama, con una serie di dialoghi tra esperti e tradizioni nel tentativo di svelare il mistero del tukdam tibetano. Ambientato e girato in un remoto monastero nello Stato Shan, in una guerra decennale contro il governo autoritario militare del Myanmar, “Golden Kingdom” ha per protagonisti quattro orfani, giovanissimi monaci novizi, lasciati soli alle prese con la foresta e i suoi fenomeni magici nonché con eventi intrecciati alla politica e storia del Myanmar. Il lungometraggio è stato il primo girato nel breve periodo di riapertura del paese. Di autoritarismo e orfani ci racconta anche “Buddha in Africa” di Nichole Schafer, dove un adolescente malawiano si trova diviso tra le radici africane e l’educazione cinese autoritaria imposta nell’orfanatrofio. Nel contesto dell’espansione della Cina sul continente, “Buddha in Africa” offre le stridenti contraddizioni sulla visione del futuro dei giovani africani divisi tra due culture, due identità. Di adolescenti nepalesi e della loro gioiosa band confinata su un autobus abbandonato tra le montagne himalayane ci racconta “The Silent Echo”, del regista Suman Sen. “Yomigaeru”, di Alessandro Trapani, è la testimonianza in presa diretta di un viaggio di un musicista jazz dall’Ilva di Taranto a Fukushima, colpita dallo tsunami e dal disastro della centrale nucleare; uno scambio tra la musica di un contrabbasso e le storie che gli abitanti di una natura contaminata offrono al musicista. Prodotto e girato in Thailandia, “Angulimala” è la storia di un personaggio reso folle dalla meditazione per la quale arriva a uccidere chiunque, nell’illusione di alleviare le sofferenze del mondo. Fino all’apparizione, tra luci sfolgoranti, del Buddha che lo conduce alla retta visione. Sorta di thriller psico-furente, l’epico kollosal “Angulimala” verrà proiettato in anteprima nella versione restaurata in 4K. La tradizione buddista è piena di grandi storie che si adattano bene al cinema, i tre giorni d’incontri seguendo a zig-zag il sentiero del Buddha, vogliono offrire oltre al piacere di un cinema diverso, inedito, presentato sul grande schermo in sala, un viaggio della mente all’insegna della consapevolezza.

Il programma potrebbe subire variazioni

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