LA MAMAN ET LA PUTAIN

LA MAMAN ET LA PUTAIN

Proiezione del film di Jean Estauche in edizione restaurata

Nell'ambito di Nuovo cinema Aquila

13.03.2023 ─
19.03.2023
Nuovo Cinema Aquila
Via L’Aquila 66/74

Informazioni

vincitore di 3 Premi a Cannes e di 1 Premio a Berlino
Drammatico, Francia, 1973; Regia: Jean Estauche; Cast: Jean-Pierre Leaud, Bernadette Lafonte, Francoise Lebrun; Durata: 210′

La Maman et la putain era una produzione stile nouvelle vague, con un piccolo budget, una troupe ridotta, girato in 16mm gonfiati a 35… e qualche differenza. In un caso esemplare di collaborazione tra produttore e regista, Pierre Cottrell creò le condizioni che permisero a Eustache di lavorare con il massimo della professionalità concessa dai pochi mezzi a disposizione, con un grande direttore della fotografia, Pierre Lhomme (che aveva lavorato con Chris Marker e Robert Bresson), e senza un briciolo d’improvvisazione. La sceneggiatura di Eustache, consegnata a Cottrell solo pochi giorni prima dell’inizio della lavorazione, era composta interamente da dialoghi, che dovevano essere pronunciati alla lettera. “La ripresa giusta è quella in cui gli attori riescono a dire le loro battute” disse a chi scrive queste righe. Se si è molto insistito sui complessi passaggi tra realtà e finzione, scarsa attenzione invece è stata prestata al fatto che Eustache stesse scrivendo per i suoi due interpreti principali, Jean-Pierre Léaud e Françoise Lebrun: “Se avessero rifiutato di lavorarci non avrei girato il film”. Così ciascun attore reagì in modo diverso: Léaud, come sempre, attraverso una sorta di mimetismo con il suo regista; Lebrun recitando contro il suo personaggio; quanto a Bernadette Lafont, nuova all’esperienza e incurante del contesto, riversava nella sua recitazione una rabbia che non aveva mai mostrato prima. C’era amore nel modo in cui Eustache li filmò, e ne ricavò interpretazioni uniche. Ora che lo scandalo (il linguaggio volgare, le situazioni scioccanti), la confusione a proposito di autobiografia e autofiction, il mito dell’auteur maudit (dopo il suicidio di Eustache) e l’iperbole (“il miglior film” degli ultimi decenni, secoli, di tutti i tempi) si sono affievoliti con il passare del tempo, La Maman et la putain può – si spera – essere visto per il suo vero valore. È un film d’attualità, un distillato culturale del periodo post-nouvelle vague e post-Maggio francese – e di quel periodo è una delle grandi opere, accanto ai contemporanei di Eustache: Rivette (il cui Out 1 fu per lui un grande stimolo), Moullet, Pialat, Garrel, Téchiné e Rozier. Nel suo andirivieni tra naturalezza e teatralità, il film si nutre della consapevolezza del passato del cinema, tra Renoir e Murnau, entrambi richiamati con discrezione.

Bernard Eisenschitz

Il programma potrebbe subire variazioni

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