Ispirato a La morte a Venezia di Thomas Mann
drammaturgia e regia Liv Ferracchiati
con Liv Ferracchiati e Alice Raffaelli
produzione MARCHE TEATRO / TSU Teatro Stabile dell’Umbria / Fondazione Teatro di Napoli – Teatro Bellini
coprodotto con Spoleto Festival dei Due Mondi
in collaborazione con Fondazione Piccolo Teatro di Milano – Teatro d’Europa
Guardare ed essere guardati. Contemplare ed essere contemplati. Ispirandosi al celebre romanzo di Thomas Mann e combinando tre diversi linguaggi – parola, danza e video – il pluripremiato autore e regista Liv Ferracchiati porta in scena LA MORTE A VENEZIA. Libera interpretazione di un dialogo tra sguardi
Una macchina fotografica su un treppiede al limitare delle onde e uno scrittore che muore su una spiaggia per aver mangiato delle fragole contaminate dal colera, simbolo dell’inesplorato che c’è in ognuno di noi.
Non un adattamento teatrale de La morte a Venezia, ma un percorso scenico liberamente ispirato al romanzo che combina tre diversi linguaggi: parola, danza e video. Distaccandosi dal tema dell’omoerotismo e della differenza d’etá, rimane l’incontro a Venezia tra Gustav Von Aschenbach e Tadzio, rimane la morte. Due sconosciuti che vivono ciò che Mann riassume così: “Nulla esiste di più singolare, di più scabroso, che il rapporto fra persone che si conoscano solo attraverso lo sguardo”.
Il tentativo è di avvicinare questi due personaggi a noi e, allo stesso tempo, di raccontare la fatica di scrivere e di come questa fatica, alla fine, sia squarciata da momenti rari, bellissimi e terribili, fatti di incontri con altri esseri umani.
Ironicamente, terzo personaggio è la Parola, che prima cerca un’armonia in una forma cristallizzata e poi si libera, si concretizza, si accende, ritrova una sua forma estrosa, per quanto ridicola e vana di fronte all’irraccontabile.
Il programma potrebbe subire variazioni