La mostra costituisce il secondo capitolo – a seguito di quello della mostra La Roma dei Re, del grande ciclo Il Racconto dell’Archeologia, un progetto promosso dalla Sovrintendenza Capitolina basato principalmente su materiali e contesti pertinenti alle collezioni comunali conservate nei magazzini e nei musei civici.
La mostra, allestita nelle sale di Palazzo Caffarelli, illustra, attraverso una serie di temi e contesti archeologici, i caratteri e le trasformazioni della società romana nel corso di ben cinque secoli, dal V alla metà del I secolo a.C.
Si tratta di circa 1800 opere, manufatti in bronzo, pietra locale, in rari casi marmo, soprattutto terracotta, che formano il percorso espositivo basato su un lungo e complesso lavoro in cui si intrecciano metodi di indagine tradizionali e tecniche innovative di ricostruzione. Elemento di notevole impatto è il colore, restituito come proposta fondata sull’analisi delle terrecotte che un’attenta opera di ricomposizione consente di attribuire ad articolati moduli decorativi.
La quasi totalità delle opere in mostra non è solitamente esposta al pubblico e in molto casi si tratta di oggetti finora conservati nelle casse dell’Antiquarium, per la prima volta restaurati ed esposti.
Grande spazio è dedicato al tema della religiosità, narrata grazie al confronto tra devozione popolare e decorazione templare. La prima si esprime nei depositi votivi, dove centrale è l’offerta e il dedicante è anonimo. All’opposto si pone la religione come atto e momento pubblico, espresso dai templi di Tempio di Giove Ottimo Massimo e dell’area sacra di Largo Argentina.
Le forme artistiche del periodo si esprimono principalmente attraverso la terracotta, che raggiunge il massimo livello nelle straordinarie statue da via Latina.
Attenzione è anche data all’organizzazione delle infrastrutture cittadine e agli aspetti abitativi, mentre l’autocelebrazione dell’aristocrazia e delle famiglie emergenti viene proposta nei monumenti funerari.
Gli aspetti della produzione artigianale sono infine un punto di vista privilegiato per seguire lo sviluppo dei sistemi di produzione che, limitati a un ambito locale e regionale nel V e IV secolo, sul finire del III assumono forme standardizzate a più vasta diffusione.
Mostra a cura di Isabella Damiani e Claudio Parisi Presicce
Il programma potrebbe subire variazioni