L’Archivio Audiovisivo del Movimento Operaio e Democratico con il gruppo di studio e di lavoro “il progetto e le forme di un cinema politico” propone quest’anno, una iniziativa su La sinistra cinematografica in Italia 1950 – 1990, per riflettere sul rapporto – molto stretto – intercorso tra la sinistra e il cinema italiano fin dagli anni cinquanta.
Una relazione proficua ma anche molto contrastata nei vari passaggi della storia dell’Italia repubblicana, dagli anni duri della “guerra fredda” fino all’autoscioglimento del PCI.
Il gruppo, che si è dato l’obiettivo di studiare e indagare su “il progetto e le forme di un cinema politico“, si è costituito cinque anni fa ed è composto da Dario Cecchi, Marco Maria Gazzano, Antonio Medici, Alma Mileto, Pietro Montani, Claudio Olivieri, Ivelise Perniola, Giovanni Spagnoletti, Ermanno Taviani, Maurizio Zinni. Il gruppo, coordinato da Paola Scarnati e con la partecipazione e l’impegno del presidente
della Fondazione Vincenzo Vita, dopo aver affrontato quattro edizioni su temi molto impegnativi, quest’anno, anche in occasione dei cento anni dalla nascita del Pci, ha ritenuto utile riflettere su le relazioni tra i partiti della sinistra e tra le loro scelte nel campo della politica culturale, il Partito comunista e il Partito socialista in primo luogo, e il mondo del cinema italiano.
L’obiettivo, dunque, non è soltanto quello di ripercorrere il periodo “classico” del cinema italiano, con il suo ripensamento della storia dell’Italia, la sua critica al potere, ai vizi degli italiani e delle sue classi dirigenti, agli squilibri e alle arretratezze del paese, alla morale pubblica e le sue ipocrisie, ma è anche quello di discutere quel cinema che si è interrogato in modo critico sulla sinistra stessa, sulla sua identità,
sulle sue scelte politiche, soprattutto a partire dall’apparizione di una nuova generazione di registi all’inizio degli anni sessanta (Bellocchio, Bertolucci, Maselli, Pasolini, Taviani, ecc.).
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