Georges Duroy, detto Bel Ami, non ha né l’illusione iniziale di Rastignac di Balzac né l’amarezza di Frederic Moreau di Flaubert. Bel Ami non è una variazione di Don Giovanni. Via via più isolato nella sua necessità di sedurre, Bel Ami rivela qualcosa di sfrontato e disperato che non appartiene a nessun altro fino a quel momento della letteratura: è un arrampicatore sociale. Eppure nella sua ascesa, nell’uso della lusinga e delle donne, c’è qualcosa di profondamente umano. Definito da molti anti-eroe, vogliamo qui riscattare la sua figura, seguendo come Pollicino gli elementi di tenerezza disseminati lungo il romanzo. E infine domandarci: quanto la mancanza di scrupoli non è asservita al desiderio di essere accettati? Accettati e ricordati, perché la vita non passi invano.
Teresa Ciabatti, nata e cresciuta a Orbetello, vive a Roma. Tra i suoi romanzi: Il mio paradiso è deserto (Rizzoli), Tuttissanti (Il Saggiatore), Matrigna (Solferino). Con La più amata (Mondadori) è stata finalista al premio Strega nel 2017. Il suo ultimo romanzo è Sembrava bellezza. Collabora con il Corriere della Sera e con la Lettura.
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