L’IMMAGINARIO HA GLI OCCHI APERTI
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L’IMMAGINARIO HA GLI OCCHI APERTI

Piccolo festival di teatro

Nell'ambito di OFFICINA ESTATE 2023

01.09.2023 ─
03.09.2023
Biblioteca Laurentina
Piazzale Elsa Morante

Informazioni

1 settembre, ore 21

IMPOSTURE / Flavio Arcangeli
Prima del fare, al principio del movimento. Alla ricerca delle condizioni che innescano, per dare origine. Per lo sguardo non c’è nulla da descrivere, da contenere. La percezione non arriva ad un compimento. Tutto qui? Nella trasformazione quello che ora diventa visione, era già tutto approntato prima.

FLOEMA / Marcello Sambati
L’originario in noi e intorno a noi, diffuso errante impercepito, respiri canti e voci frante della grande lingua della terra.

PEZZI PEZZI / Sara Firrarello
una fiaba che si ispira alla figura della Draunera.
Nell’immaginario fantastico siciliano è corpo di donna che si fa tempesta, corpo vento che inghiotte, corpo evento funesto e travolgente. Una figura incastonata tra miracolo e sciagura, paradiso e abisso, una solitudine che si spalanca e fende il credibile e l’incredibile. In questo primo studio, ricerco lei in vitalità, furore, tumulto e grido. Cerco la sua bocca, la bocca di chi la invoca, la bocca di chi la scongiura, rievocando voci, mormorii, gesti. Ne reinvento il passaggio.

2 settembre, ore 21

PINOCCH-IO / Lucia Guarino
Eccomi qui. Qui sono, ci sono. Per grazia vera. Mi dico che forse non ci sono, ma io ci sono e mi muovo, mi muovo contro, mi muovo dentro. Equilibrista del limite, difronte a me l’eclisse di questo tempo. Eccomi. Sono una storia vera, un sogno eterno, un desiderio, un’assenza, una tensione, un corpo irrequieto, un pezzo di legno, un animale immaginato, un cuore che batte, una fuga, una luce accecante, un buio abissale, una vita.

L’IMMAGINE / Marcello Sambati
La vita di un’apparenza, un punto in un campo di gravitazione nello spazio e nel tempo.
Un pensiero degli occhi “In fondo io sono una questione di luce” G.Seferis

BOCCA NUOVA / Elena Rosa
Due figure, materie del pieno e del vuoto. Il pieno, corpo di carne, cerca l’estasi della cancellazione, una cattura che lo inclini, che lo contrasti, che lo modelli a nuove forme. Un vuoto, circonferenza, o corpo che si direbbe inanimato, che anima e da cui si origina l’enigma del tutto e del niente, è la ricerca fatale di Empedocle. Bocca Nuova è il nome del più recente cratere dell’Etna, che stratifica la sua materia incandescente in cicli di nascita e morte. È la bocca di un nuovo dire, creatura e simbolo dell’informe che illumina.

3 settembre, ore 21

CIFRARIO / Melissa Lohman
Tracciare le linee curve e spiraliformi, il codice familiare degli esseri viventi. Messaggi indecifrabili in una calligrafia segreta mi ricordano che non conosco tutto ciò che contengo.

PICCOLE VITE / Marcello Sambati
Trama e intreccio di un visibile orfico, delle mutazioni delle cose e degli uomini che nella realtà della terra si perdono in una traccia d’ascolto di un corpo e di una voce.
L’immaginario che precede e nutre il pensiero, coscienza e sentimento del tempo come flusso, che esalta l’accadere nel suo ritmo biologico, che si arresta nella sospensione, nell’opera concepita come sospensione, come attimo fuggente. L’opposto della rappresentazione o della forma non è il frammento, è il continuo: la forma è il limite, il continuo è assenza, indeterminazione del limite, che appartiene alla lingua dell’immaginazione, che lega insieme le alterità, le differenze, il prima al dopo, il luminoso all’impalpabile, le tenebre alla luce, lo sguardo all’inconoscibile…

Dal 1 al 3 settembre un piccolo e prezioso festival di teatro curato da Marcello Sambati.
Tre serate dedicate all’esplorazione di mondi e tecniche dell’immaginario, con opere brevi e dense di azioni in prospettiva, atti generativi di una sensibilità condivisa insieme al grande autore, attore, regista, da decenni cardine della scena di ricerca teatrale e performativa italiana e non solo, instancabile studioso del mito e dell’essenza della parola, intesa nella sua carnalità e nella sua insondabilità.

L’immaginario che precede e nutre il pensiero, coscienza e sentimento del tempo come flusso, che esalta l’accadere nel suo ritmo biologico, che si arresta nella sospensione, nell’opera concepita come sospensione, come attimo fuggente. L’opposto della rappresentazione o della forma non è il frammento, è il continuo: la forma è il limite, il continuo è assenza, indeterminazione del limite, che appartiene alla lingua dell’immaginazione, che lega insieme le alterità, le differenze, il prima al dopo, il luminoso all’impalpabile, le tenebre alla luce, lo sguardo all’inconoscibile… 

Un viaggio in una terra vergine tra foreste di linguaggi e territori che il teatro raramente frequenta e che la poesia la danza e la musica esplorano e vi dimorano.

Il programma potrebbe subire variazioni

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