Un percorso a più voci in cui le autorialità non vengono presentate singolarmente, ma sono intrecciate da un accostamento visivo e formale; una narrazione che rispetta e coglie gli specifici linguaggi espressivi, cercando al contempo di attivare connessioni inedite tra le opere. La scelta dei lavori è il risultato sia di una ricerca di archivio che di un processo curatoriale basato su un dialogo continuativo e situato della durata di un anno. Le opere degli autori danno espressione allo sguardo neurodivergente, alle sue forme e peculiarità, in un dialogo collettivo in cui rintracciare singoli percorsi e immaginari, oltre che affinità e discontinuità con i movimenti dell’Art brut e dell’Outsider Art. La dimensione della neurodivergenza è vista nelle sue potenzialità creative, riconoscendo agli autori una piena autonomia, fuori da un contesto medicalizzato e oltre le pratiche dell’arte-terapia, con l’obiettivo di intrecciare quanti e più legami con il panorama dell’arte contemporanea. Già dal titolo, è suggerito un posizionamento fuori fuoco: portare “vicinissimo” delle visioni che sembrano appartenere alla sfera del “lontano”, per decostruire le nostre relazioni con l’altro. Lontano vicinissimo ultrablu è un invito aperto, è una prospettiva, un augurio; è una soglia da attraversare per immaginare mondi possibili, per ripensare comunità dove la diversità sia un valore d’apprendimento reciproco, una risorsa relazionale. Dagli studi di genere e postumani alle frontiere di indagine sull’inter-specismo e sull’ecologia, la nostra epoca sembrerebbe matura per accogliere – almeno sul piano del dibattito culturale-ideologico – una messa in discussione del soggetto in quanto entità isolata dalla collettività. Con ostinazione si fa strada il tentativo di relativizzare l’angolazione rispetto alla quale guardiamo le cose e percepiamo gli altri, grazie all’incipiente consapevolezza che la nostra prospettiva sia condizionata, posizionata, non trasparente. Questa lucidità relazionale ci fa riflettere sul modo in cui descriviamo le nostre comunità, ci rende più attenti, più simpatici; dovrebbe aprirci alla cancellazione dell’assoluto, alla problematizzazione della complessità per generare definizioni e riconoscimenti reciproci sempre più condivisi. ultrablu si inscrive su questa rotta come laboratorio di decostruzione di ciò che conosciamo, in cui cercare dialetticamente, insieme, delle alternative per rispecchiarsi. Lontano vicinissimo ultrablu è un primo passo per fermarsi e ragionare, tentando un tracciamento di dimensioni che siano quanto più possibile aperte; è l’eliminazione del margine e l’invito alla soglia osmotica. Lontano vicinissimo ultrablu è anche un catalogo, edito da ultrablu e con progetto grafico di Sofia Pierro. È una narrazione verbale e visiva tra le opere degli autori in mostra e non solo, con contributi testuali di Arianna Desideri e Virgilio Mollicone, fondatore dell’associazione.
Il programma potrebbe subire variazioni