Il progetto consiste in un viaggio in cuffia tra le piazze, le strade e i vicoli del centro di Roma, dal Giordano Bruno di Campo de’ Fiori, passando per piazza Farnese e piazza Capo di Ferro per poi arrivare a Ponte Sisto sul fiume Tevere con “ascolto e visione” di frammenti dall’Amleto di Shakespeare. Nella riscrittura di Pina Catanzariti, diviso in cinque movimenti che si aprono e chiudono come cinque “porte del tempo”, il capolavoro shakespeariano affiora smembrato e distorto, in un turbinio di parole (words, words, words…) che abbandonano la consecutio narrativa del testo originale. Il testo si decompone e si ricompone, detto ed agito da tre attori e un’attrice, insieme uno e mille “Amleti”.
Le scenografie dei luoghi sempre diversi fanno da contenitore a questa “tragedia del pensiero” che viene offerta allo spettatore in un distillato che propone ogni diversa sfaccettatura dell’”essere Amleto”, per noi inteso come “essere umano, oggi”.
Ascolti e visioni come occasioni di riflessione sull’impossibilità di opporsi, oggi, a “questo tempo fuori dai cardini” se non in termini di dubbi, indecisioni, domande, incertezze riguardo alle nostre scelte esistenziali, necessarie ed impossibili. Unica soluzione per uscire fuori da questo mondo che “è una prigione”, sembra essere la presa di coscienza della difficoltà dell’agire individuale per oltrepassare la linea d’ombra, sognando nello stesso tempo, di poter cambiare il mondo, come fosse un “guscio di noce” tra le nostre mani anziché essere inghiottiti dall’esistenza.
Riscrittura e Drammaturgia di Pina Catanzariti
con Raffaele Gangale, Claudio Molinari, Nicola Pecora e Gaia Rinaldi
musica di MANQUE suono a cura di Paolo Franco e Matteo Orsini
regia di Marcello Cava
Claudio Procaccia