Il regista Filippo Andreatta ha sempre immaginato il teatro come uno spazio artigianale, un microcosmo in cui la visione si genera attraverso l’azione performativa di colori, luci, suono, materiali poveri e movimento scatenando il potenziale immaginativo ed emotivo dello spettatore. Squares do not (normally) appear in nature appare come il sunto di questa idea di teatro che, lontana dal rifiutare la narrazione, mostra la potenza drammaturgica nell’accostamento degli stimoli visivi e uditivi. Astrazione, consapevolezza del colore attraverso luce, nebbia, vetro, fonts e immagini diventano protagonisti della scena, metafora letterale della ricerca dell’artista tedesco, parte del movimento Bauhaus. Gli attriti con il nazismo, la nuova vita negli Stati Uniti sono solo alcuni degli elementi biografici che sembrano determinare un nuovo modo di guardare e comprendere il mondo legato all’osservazione degli aspetti sensibili e fisici della realtà. Ed è questa esperienza, come concepita da Albers nella sua didattica dagli anni del Bauhaus al Black Mountain College e a Tale, che Andreatta prova a mettere in scena invitando il pubblico ad utilizzare uno sguardo nuovo e di cercare nell’astrazione piccoli frammenti della nostra realtà.
Il programma potrebbe subire variazioni