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27.11.2023 ─
28.11.2023 Centrale Preneste Teatro
Via Alberto da Giussano, 58
28.11.2023 Centrale Preneste Teatro
Via Alberto da Giussano, 58
Prima della rappresentazione viene analizzata la drammaturgia contemporanea (non solo del testo ma anche dello spazio e del tempo) nata nei luoghi ristretti con particolare attenzione alle carceri femminili, ed ai linguaggi teatrali utilizzati nel teatro sociale con particolare attenzione agli allestimenti con attori professionisti o semiprofessionisti provenienti da esperienze detentive.
Al termine di ogni spettacolo la compagnia incontra il pubblico per confrontarsi sui temi, i percorsi e le modalità di realizzazione scelti per lo spettacolo stesso.
Lo spettacolo Olympe, scritto e diretto da Francesca Tricarico, interpretato dalle attrici ex detenute e ammesse alle misure alternative alla detenzione e con le musiche di Gerardo Casiello, è tratto dal romanzo La donna che visse per un sogno di Maria Rosa Cutrufelli, presentato in anteprima alla Festa del Cinema di Roma, nasce da un primo studio fatto nel 2015 all’interno del carcere Femminile di Rebibbia.
La storia racconta gli ultimi mesi di vita di Olympe de Gouges (1748 –1793), drammaturga e attivista francese vissuta durante la Rivoluzione, che dedicò la sua vita e le sue opere ai diritti delle donne, ma anche dei neri, degli orfani, degli anziani, dei disoccupati, dei poveri. Il racconto dei giorni trascorsi in carcere fino al processo, che si conclude con l’esecuzione alla ghigliottina della protagonista, vuole essere un invito a riflettere sui pericoli della censura, della negazione della libertà individuale e sull’importanza della cultura come arma di difesa contro le ingiustizie sociali.
Il fine è porre l’attenzione sulle caratteristiche, artistiche e creative, di un teatro che nasce e si sviluppa al di fuori dei luoghi tradizionali e sul come agisca all’interno di questi luoghi tradizionali favorendo non solo la riflessione sulla drammaturgia e i linguaggi del teatro sociale ma anche un dialogo costruttivo tra società civile e mondo carcerario, esercitare la cultura alla legalità, contrastare lo stigma legato alla detenzione con particolare attenzione alla detenzione femminile.
Gli incontri e le rappresentazioni si inseriscono tra le attività culturali volte a offrire occasioni diffuse di socializzazione, crescita culturale e formazione sia per gli spettatori che per le attrici coinvolte attraverso la lettura, il confronto e lo studio di opere teatrali tratte dalla drammaturgia classica e non, rivisitate alla luce delle biografie delle donne coinvolte che hanno vissuto o stanno vivendo la detenzione nel Carcere di Rebibbia Femminile.
Rivisitazioni e allestimenti teatrali in grado di attrarre una tipologia di pubblico estremamente variegata, non solo appassionati ed esperti di teatro, ma anche spettatori legati al mondo detentivo e del sociale in generale e curiosi. Un pubblico diversificato che raramente si vede convivere insieme nei teatri tradizionali.
Spazi diversi, da quelli laboratoriali a quelli degli spettacoli, che attraverso la dimensione narrativa e drammaturgica costituiscono il pretesto per indagare le potenzialità dell’arte e della cultura come strumento di emancipazione per attori e per spettatori, di sostegno all’inclusione, al confronto e all’integrazione sociale nonché di dialogo. che si avvale dell’opera teatrale, tra la società civile e il carcere (con riferimento alla detenzione femminile) .
Come sottolinea l’ideatrice del progetto e regista, Francesca Tricarico: Sono passati più di dieci anni da quel primo ingresso nel carcere femminile di Rebibbia, dieci anni esatti dalla nascita de Le Donne del Muro Alto, un progetto che fin da subito ho capito non poteva e non doveva terminare lì nonostante tutto sembrasse dire il contrario, dalla difficoltà del luogo alla continua estenuante ricerca dei fondi. Quanto quel luogo mi raccontava allora e oggi ci racconta della società in cui viviamo? Un’opportunità prima ancora che per le donne recluse, per tutti noi “società civile” di comprendere dove siamo, dove stiamo andando grazie alla grande lente di ingrandimento del carcere sull’uomo e la società. Una società dove le donne più degli uomini pagano lo stigma sociale della detenzione, “dell’errore”. In questi dieci anni la realtà de Le Donne del Muro Alto è cresciuta, sia all’interno che all’esterno delle mura carcerarie, divenendo un vero e proprio percorso di accompagnamento al ritorno nella società civile. Oggi, per le donne coinvolte, il progetto rappresenta sempre più una concreta possibilità di formazione oltre che un’occasione lavorativa regolarmente retribuita, un prezioso strumento di inclusione sociale.
Scritto e diretto da Francesca Tricarico
con Le Donne del Muro Alto Bruna Arceri, Chiara Ferri, Betty Guevara, Bianca Meira, Sara Panci, Daniela Savu
musiche di e con Gerardo Casiello
L’associazione Per Ananke nasce nel 2007, fin dalla sua costituzione, si occupa di teatro, in particolare teatro sociale, lavorando nelle carceri, centri per la salute mentale, scuole di ogni ordine e grado, università. Dal 2013 l’attività teatrale all’interno degli istituti di pena diventa l’attività principale dell’associazione con la nascita del progetto Le Donne del Muro Alto, prima nella Casa Circondariale femminile di Rebibbia, portato in seguito nella Casa Circondariale femminile di Latina e la Casa Circondariale di Rebibbia Nuovo Complesso e oggi anche all’esterno con donne ammesse alle misure alternative alla detenzione ed ex detenute.
Il programma potrebbe subire variazioni
Ore 19
libero
Associazione Per Ananke
Spettacoli, incontri e laboratori dedicati alla drammaturgia teatrale contemporanea nata nei luoghi ristretti e ai linguaggi teatrali utilizzati in spettacoli con attrici provenienti da contesti detentivi