Nella cultura Occidentale si ha l’impressione che il tempo si conti, misuri, compri, venda, pianifichi e organizzi. La concezione del tempo in Africa è quella di un’esperienza che le persone vivono e creano, qualcosa di soggettivo. Il luogo specifico del mondo in cui si nasce definisce inevitabilmente la nostra nozione di tempo e, sebbene nulla sia fisso, lottiamo per superare la prima nozione di tempo. È un concetto che può essere vissuto in molti modi, si può persino esserne schiavi, ma ciò che non è possibile è negarne l’esistenza. Questo vale per qualsiasi regione del mondo. Il tempo è il potere che permette a un corpo di danzare, qualunque sia la sua origine, il suo genere o la sua condizione. “OTEMPODIZ” (ELTIEMPODICE) [Il tempo dice] è il risultato di un progetto di scambio e creazione artistica bilaterale, strutturato a cavallo tra i Paesi del Mozambico e della Spagna. È stato reso possibile grazie al sostegno dell’AECID, della residenza artistica SORTUTAKOAK (Gipuzkoako Dantzagunea) e del festival ATLANTIKALDIA in Errenteria.