Commedia della maturità, forse la più amata del commediografo, dove si avverte la genialità di Plauto come rielaboratore del modello greco. I due personaggi Ballione e Pseudolo sono fra le creature più vive del teatro plautino. Il primo, un crudele trafficante di merce umana, su cui improperi e ingiurie si rovesciano e scorrono lisci lisci senza lasciare traccia, il secondo, servo del solito giovane innamorato, capace di mille inganni, particolarmente abile, nel mare di confusione in cui si trova, a scoprire il sistema per cavarsela, e per rovesciare qualunque situazione a proprio favore.
L’ambientazione è vaga, si tratta comunque di una città e mai di campagna. La trama, come in molte commedie plautine, verte su un giovane che vuole sposare una ragazza, qualcuno si oppone, qualcuno lo aiuta. La bellezza del testo è garantita dagli ostacoli che vengono frapposti e in qualche modo superati, dagli equivoci che vengono ad un certo punto chiariti. Ma la trama non è costituita da una serie di fatti giustapposti, casuali, c’è un certo concatenamento, la struttura ha una sua logica interiore: elementi e situazioni fin che se ne vuole, da cui conseguono necessariamente, altri elementi ed altre situazioni.