Kafka aveva poco più di trent’anni quando ha scritto La Metamorfosi e questo ci spaventa più della trasformazione di Gregor Samsa, il protagonista del racconto.
Come poteva un ragazzo di trentadue anni conoscere così profondamente e saper raccontare con tale precisione l’abisso di dolore dovuto alla perdita dell’identità?
E ancora di più perché lo stupore che ci provocano queste ottanta pagine di racconto rimane inalterato a qualsiasi età lo si legga. Ogni metafora che si può sovrapporre alla deformazione del protagonista sembra combaciare perfettamente ma nessuna di esse ci soddisfa o la risolve. Questo racconto è più di ciò che noi leggiamo.
Così noi trentenni di oggi, che viviamo in una metamorfosi continua ma spesso superficiale o estetica, cosa possiamo aggiungere all’orrore della metamorfosi kafkiana?
Solamente cercare di far risuonare potentemente quello strappo dell’identità che dopo più di cento anni ancora non accenna a rimarginarsi e che, come la mela sulla schiena di Gregor, crea una ferita sempre più profonda ed infetta.
a cura di Alessandro Di Murro
con Matteo Baronchelli
musiche dal vivo Amedeo Monda
consulenza artistica Josef Sikola
Gruppo della Creta in collaborazione con Josef Sikola
Il programma potrebbe subire variazioni