Per lo più sconosciuta, tale regione custodisce la ricchezza della cultura, dell’umorismo e dell’umanità del Sudafrica ma porta anche i segni della sua storia di colonizzazione.
«A nord di Città del Capo, ultimo bastione coloniale dell’Africa, poco prima del confine con la Namibia, si trova la città di O’kiep e la sua township, dove l’estrema povertà si inserisce in un superbo e ammaliante paesaggio semidesertico» racconta Robyn Orlin che proprio qui ha avviato la collaborazione con la compagnia diretta da Alfred Hinkl e Jon Linden, due nativi che ad O’kiep hanno scelto di tornare, di vivere e lavorare. «Dopo le piogge invernali, che in questa regione del Namaqualand cadono da maggio a luglio, i terreni semidesertici sono completamente ricoperti, da agosto a settembre, da un magnifico tappeto di oltre 3.500 specie di margherite selvatiche, un fiore che simboleggia pace e prosperità» racconta ancora la coreografa.
Come è possibile fiorire in un deserto di sale? Così Orlin dà vita a un nuovo affondo sulle idee di potere, di gerarchia sociale e di privilegio, senza rinunciare alla sua scrittura ludica, dirompente ed energica in grado di parlare al cuore di tutti gli spettatori.
Il programma potrebbe subire variazioni