Attraverso i destini delle tre scrittrici, diversi in origine ma, alla fine, legati dalla barbarie, Monmany ricostruisce la scomparsa di gran parte dell’ intellighenzia europea e della tradizione della civiltà ebraica che tanto ha plasmato l’identità del continente da Spinoza fino all’irrompere del totalitarismo.
Ma, allo stesso tempo, descrive la loro invincibile volontà di vivere, la loro preoccupazione per gli altri, il loro ottimismo che si riflette nel titolo del volume, Sai che tornerò, come hanno scritto più volte nelle lettere ad amici e familiari. Le tre autrici si erano date una missione: preservare l’umanità nella sua interezza. “Non possiamo diventare né bestia né albero, non possiamo e le SS non possono farcelo fare”, ha detto Robert Antelme, lui stesso detenuto a Buchenwald e Dachau.
E questo libro esplora, con squisita sensibilità e un’accurata ricerca delle fonti, quella determinazione a non essere sconfitti e a non lasciarsi abbattere: l’eroismo di continuare ad affermare, in mezzo alla barbarie, come fece Etty Hillesum, “che questa vita è bella e piena di significato. In ogni momento”
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