SARATHY KORWAR “Kalak”
Un concerto/manifesto indo-futurista
Nell'ambito di Casa del Jazz | Stagione 2022-2023
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Un concerto/manifesto indo-futurista
Nell'ambito di Casa del Jazz | Stagione 2022-2023
Alistair Macsween – sintetizzatori
Tamar Osborn – sassofono
Sarathy Korwar – batteria+percussioni.
“Siamo legati all’ordine del tempo. Più ci leghiamo al tempo, più perdiamo la sincronia con il nostro corpo, con la natura e con la musica”. KALAK, terzo album in studio di Sarathy Korwar, è un manifesto indo-futurista che segue attraverso un ritmo ben preciso il passato e il presente, ponendosi allo stesso tempo come punto di partenza verso una strada ancora da percorrere. Una celebrazione della cultura musicale e letteraria Sud asiatica che si intreccia con la spiritualità e un senso di comunità in previsione di un futuro migliore che si può originare proprio da quelle fondamenta.
La produzione dell’album è stata affidata al Dj e produttore Photay che è riuscito a tradurre questi ritmi e pratiche in un disco elettronico senza limiti temporali e all’avanguardia. Il lavoro che Korwar ha fatto insieme a Photay è stato quello di stratificare varie improvvisazioni in un insieme ben definito di arrangiamenti dai molteplici colori, esattamente come appaiono sull’album.
Una registrazione dalle innumerevoli sfumature in grado di far emergere nuove energie dall’oscurità, in modo tale da offrire un nuovo punto di vista di immaginare le cose.
“Il discorso attorno al futurismo ha radici profonde che affondano nell’immaginazione del mondo proposta da un punto di vista eurocentico. Esattamente come l’Afro-futurismo, l’Indo-futurismo sta spostando la sua attenzione sverso il Sud del mondo. Nel Sud Asia, culturalmente parlando, immaginiamo la relazione con il passato e il futuro attraverso un’idea di ciclicità; tra questi troviamo il concetto di Karma. Il tempo non deve scorrere solo linearmente, ma può fluire anche come un cerchio. Più pensavo a questa idea di circolarità e al simbolismo che ad esso si lega, più ho cominciato a realizzare che questo sarebbe stato il centro della registrazione” con queste parole Sarathy Korwar descrive il suo album.
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