Danzato insieme a Giacomo Todeschi, T.R.I.P.O.F.O.B.I.A è un affondo nel corpo, nelle sue geometrie e nelle sue irregolarità: «il mezzo tramite il quale si dà forma ad uno scheletro tripofobico è la geometria che però solo grazie al contributo immaginativo della mente umana diventa un varco attivo di paura, di angoscia riflettendo le insicurezze e le paranoie del uomo. Sono spazi senza fondo, dove ogni consapevolezza cade vertiginosamente. Si perde la lucidità e gli occhi si chiudono. Sfidare una paura non è un gioco facile. Anzi, sembra che stare al gioco implichi piuttosto l’accettare di non giocare affatto. Con noi scegliamo di accettare la sfida e di prenderci gioco di lei, trasformandoci in veri e propri parassiti che si insinuano nelle sue gallerie» racconta Girolami.
Un quarantaseienne ambiguo, cocco di mamma, forse lunatico, definitivamente disturbato è, invece, il protagonista di Jose Pasqual. Punto di partenza della coreografia una lettere scritta a una donna, Marezza, forse reale, forse fittizia: «Cara Maruzza, Ti scrivo questa lettera perché ti apprezzo davvero tanto. La prima volta che ti ho vista, il mio cuore mi ha indelicatamente sussurrato “è lei”. Il modo in cui mi solletichi i baffi, il modo in cui mi fissi. Mi rendi palpitante. Mi piacerebbe, se me lo concedessi, di darti il mio fiore».
Il programma potrebbe subire variazioni