La voce è il solo input sonoro: tutto il panorama musicale della storia è generato dalla modulazione dal vivo delle voci dei performer, contemporaneamente narratori e personaggi, in scena e altrove, reali e doppi.
È la storia di un corpo ritratto in un mondo proteso, raccontata da molto vicino e da dentro – e degli spazi che lo attraversano.
Precarietà e depressione, solitudine. Un presente opprimente, sottile, consumato – un futuro vorace che fagocita il tempo presente. Una promessa che rimanda a domani, che rende accettabile qualunque oggi purché domani sia splendente. Ma quel domani non c’è e l’unica possibilità è fermarsi, respirare, accettare il presente e vivere in questo spazio sottile – sottocontemporaneo – ampio e ignorato. “Imparare a respirare sotto”.
ANSE racconta di una sera qualunque, di una breve fase qualunque, un’ansa della sinusoide della vita di una persona qualunque, dalle 19.00 di un martedì sera alle 7.00 del mattino dopo. Qualcuno torna a casa, attraverso il solito tragitto, ma a casa manca qualcosa. Manca lui. Si manca, non c’è. Non si trova nel solito posto, è andato via? Esce, vaga, cerca, cuce, squarcia: il tempo si comprime poi si dilata. Il futuro non esiste, il passato si è fermato, la vita scorre e pulsa, infine, per un istante effimero o eterno, fugace o immane. Effimero e eterno, fugace e immane.
Il programma potrebbe subire variazioni