Quando nel 1932 l’architetto Marcello Piacentini raccoglie alcuni architetti intorno a sé per dare vita alla sistemazione definitiva dell’Università di Roma, affidò a Pietro Aschieri la realizzazione dell’Istituto di Chimica. Annoverato tra le sue principali opere degli anni ’30, è il risultato della mediazione fra le geometrie elementari tipiche delle esperienze italiane che si richiamavano al movimento moderno e le esigenze simboliche e monumentali proprie della cultura architettonica più accademica.
Purtroppo ciò che è stato costruito corrisponde solo in parte all’idea originaria dell’architetto e le trasformazioni sono continuate fino agli anni ’80: la composizione volumetrica è stata ridotta per mantenere un profilo unitario con gli altri edifici in costruzione e in particolare l’opera di Aschieri, che prevedeva una composizione con corpi a quattro piani sormontati da una torre a C per i laboratori e un grande portale monumentale, è stato uniformata al ben più sobrio edificio antistante, l’Istituto di Fisica di Pagano, che si adatta con un maggiore rigore compositivo alle linee generali del progetto.
L’edificio, dedicato al chimico e politico Stanislao Cannizzaro, da un punto di vista funzionale è suddiviso in quattro dipartimenti (Chimica Analitica, Chimica Fisica, Chimica Generale ed Inorganica, Chimica Organica) e ospita al piano terreno il museo scientifico Primo Levi.
Il programma è vincitore dell’Avviso Pubblico “Eureka!Roma 2020-2021-2022”
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