di Massimo Carlotto
con Miana Merisi
con la partecipazione di Elena Piccioni
regia Maria Assunta Calvisi
assistente alla regia Francesca Cara
luci Stefano De Litala
Effimero Meraviglioso
Una donna, di cui non si conosce neanche il nome. Si sa invece che il marito si chiama Arturo, un brav’uomo, grande lavoratore, “sempre su e giù col muletto”, ormai rassegnato alle avversità della vita.
Curiosamente non si conosce neanche il nome della figlia, “la ragazzina” che cerca in tutti i modi di sfuggire dalle grinfie della madre che la vorrebbe velina o concorrente del Grande Fratello, anche battona purchè non come lei, frustrata e infelice. Un’infelicità annegata nel vermouth, unico sollievo ad una vita grigia da discount, offerte speciali e sogni consumati nel cesso. Non occorre un accadimento eclatante per far scoppiare il dramma. Il dramma è covato dentro, pronto ad esplodere perché alimentato giorno per giorno dall’angoscia di una quotidianità vissuta nella speranza di un riscatto che solo “la ragazzina” ormai potrebbe offrire se diventasse un personaggio famoso dei programmi televisivi.
Nel testo l’ambiente è quello della periferia torinese, nella messinscena la donna è una borgatara romana.
Ma la radiografia di uno spaccato della società di oggi dove si alimentano i falsi miraggi, i luoghi comuni, gli stereotipi del successo e della felicità, non cambia perché non cambia il senso di desolazione e di miseria culturale e morale. “Volevo vedere il cielo, almeno un pezzettino…” dice la donna con amarezza. Ma per lei il cielo non c’è mai stato nella sua stanza, come nella canzone.,. “Io volevo solo che la mia ragazzina fosse felice, che almeno lei lo vedesse il cielo. Niente più niente al mondo potrà rimettere a posto le cose”.
In scena una Miana Merisi che si dà totalmente corpo e anima e ci restituisce, con grande sensibilità di attrice, i toni della tenerezza, dell’ironia, della pochezza, della disperazione.
Il programma potrebbe subire variazioni