Due date sono alla base di questo programma di musica per liuto, una certa e l’altra probabile: la prima (1536) è l’anno di pubblicazione, a Napoli, dei volumi di Intavolatura de viola o vero lauto di Francesco Da Milano; la seconda (1613) è la probabile datazione del Manoscritto Barbarino, raccolta miscellanea che, insieme al manoscritto una volta detto “di Siena”, è la fonte principale della musica dei compositori effettivamente napoletani, tra i quali spicca la figura di Fabrizio Dentice, di nobili natali, che ebbe fama di eccellente liutista e compositore di musica vocale.
La presenza di un “intruso”, per di più milanese, è necessaria ad inquadrare l’arte liutistica e la sua evoluzione a Napoli. Come nel resto d’Italia, la musica di Francesco Da Milano è infatti motore e ispirazione importante per lo sviluppo dei generi di forma libera, come Fantasia e Ricercare e la pubblicazione dell’opera a Napoli, probabilmente non autorizzata, potrebbe avere avuto un ruolo importante proprio nella sua diffusione nella città partenopea. Evidente è l’ispirazione contrappuntistica, nel solco della tradizione italiana, dei brani di Fabrizio
Dentice e Giulio Severino. Le testimonianze di una loro produzione musicale ispirata alla danza sono scarse e, talvolta, di incerta attribuzione, mostrando ancora una volta grande affinità con Francesco Da Milano, che – caso rarissimo per un liutista – non ha lasciato alcuna testimonianza di musica di questo genere.
Ulteriore richiamo alla tradizione nobile dello strumento è rappresentato dall’intavolatura per liuto del madrigale a 5 voci Bella Angioletta di Gesualdo da Venosa, mentre i brani tratti dal manoscritto Barbarino allargano il panorama della musica per liuto a Napoli, anche se non attribuibili con certezza a mani napoletane, per quanto l’ipotesi non sia da escludere. A questi si aggiungono i brani su ostinato (Tenore di Napoli, Ruggero, Folia), eseguiti certamente a Napoli, come nel resto d’Italia.
La Sfessagna (Sfessaina in altre fonti seicentesche) che chiude il concerto è un brano in cui l’evidente origine partenopea incrocia la storia della commedia dell’arte e dei balli popolari.
Michele Carreca, liuto
Il programma potrebbe subire variazioni