La mano sinistra utilizza il tema della magia come strategia per riscrivere e manipolare l’ordine simbolico: luogo del rimosso, conoscenza rifiutata, spazio di relazione e uguaglianza tra essere umano e mondo, la magia ci appare come strumento e esperienza che ci può raccontare interiormente, che riguarda il sentire e il desiderio, sfidando e allargando le nostre percezioni e emozioni per affrontare il reale, incoraggiandoci a pensare metaforicamente e per analogia.
Affidandosi alla scrittura, alla poesia e all’elemento vocale e sonoro come strumento magico, La mano sinistra disegna l’altare di una possibile trasformazione: un luogo iscritto in ogni sua parte, riflettente, odoroso e infestante, rituale delle risonanze poliritmiche e polifoniche.
Incantamenti sonori, trance, invocazioni e scongiuri vengono mescolati tra allucinazioni, visioni, ispirazioni letterarie di canoni secondari: un tempio del dire poetico che non vuole spegnersi, ma riverberare tra i corpi.
La mano sinistra prende forma con il ritmo del suo canto, si apre e si chiude, si gonfia e poi si spegne, si scurisce ma poi brilla come brillano i corpi che lo abitano, figure che vengono fuori dal magnetismo e dall’elettricità.
La mano sinistra costruisce un confine aperto, un buco alchemico in cui la dissoluzione dell’individualità porta la disgregazione dell’io, in uno scambio costante e imprevedibile. In ogni elemento che sia umano (i corpi delle performer) o non umano (strumenti, illuminazioni, oggetti, elementi organici) risiede la stessa importanza e lo stesso grado, mai niente agisce da solo, in un sistema fisico di relazioni, rimandi e richiami all’altra.
Produzione Teatro di Roma – Teatro Nazionale, Emilia Romagna Teatro ERT – Teatro Nazionale, LAC Lugano Arte e Cultura, Teatro Stabile dell’Umbria
Con il sostegno dell’Istituto Italiano di Cultura di Parigi e di Angelo Mai