SOLILOQUI POSITRONICI
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SOLILOQUI POSITRONICI

Prova aperta ispirata alla raccolta di racconti di Isaac Asimov, drammaturgia Mariagiulia Colace

Nell'ambito di Teatri in Comune 2024-2025

11.05.2025 ORE 19:00 Teatro del Lido
Via delle Sirene, 22
Municipio X

Passeggiata sonora
ispirato a “Io Robot” di Isaac Asimov
drammaturgia Mariagiulia Colace
con Mariagiulia Colace, Marta Franceschelli, Simona Sciarabba
sound design Guglielmo Nodari

Una passeggiata sonora ispirata ai mondi di Isaac Asimov. Sei voci raccontano di un futuro in cui macchine e umani si confondono. Personaggi che riflettono sul significato della vita e dell’immortalità in un’epoca in cui la tecnologia sembra, sempre più, plasmare la realtà.

La voce di una donna, Susan Calvin, racconta la sua carriera di scienziata. Mentre parla, osserva ciò che la circonda. La marea, le foglie che cadono. Madre d’acciaio, la chiamano, colei che ha dato vita ai primi cervelli positronici. Durante questo racconto appaiono lungo il cammino alcuni personaggi. Esseri umani? Automi? In fondo non importa. Raccontano la loro vita. Che sia reale, o meccanica.
Soliloqui positronici è uno spettacolo sotto forma di passeggiata sonora: alcune parti del testo e le ambientazioni sonore si potranno ascoltate in cuffia mentre altre parti del testo saranno dal vivo.

Soliloqui positronici è un viaggio fantascientifico ispirato al mondo di Isaac Asimov. La drammaturgia è di Mariagiulia Colace, autrice, attrice e illustratrice. Mentre il progetto -Distanze Possibili-, formato da questo e altri tre spettacoli nasce da un’idea di Marco Pasquinucci e Caterina Simonelli nel 2019.
Sei voci, di cui una registrata raccontano un futuro (previsto all’epoca da Asimov per il 2058) in cui la macchina è umanizzata, e l’uomo è disumanizzato. I soliloqui (ispirati appunto ai racconti di Asimov) prendono vita in diversi contesti naturali, come le dune di una spiaggia, un bosco, un villaggio abbandonato e portano sotto lo sguardo degli spettatori il sottile limite tra vita e non-vita. Morte e vecchiaia sono tabù. Entrambe da evitare o posticipare il più possibile. A vivere questa caduta verso una temuta “fine” c’è una umanità che ha fatto dell’immortalità e dell’eterno progresso il valore più grande. Potremmo quasi dire che, la grande fame di vita ha allontanato il genere umano dalla vita stessa. La natura, alberi, sabbia, monti, continuano a essere, seguendo i ritmi naturali a cui l’umano ostinatamente contrappone il ritmo delle macchine.
Ritmo di creazione vs Ritmo di produzione: possono sembrare sinonimi. Non lo sono.
Un robot che si prende cura di una bambina. Una bambina che piange perché non ha più la sua “macchina”. Una moglie che omaggia una macchina che, durante un intervento salva la vita del marito. E infine una macchina che sogna un mondo senza esseri umani: tutti personaggi non protagonisti raccontano il loro punto di vista. Riproponiamo una realtà immaginata da Asimov negli anni ’50, un mondo futuristico che oggi potrebbe sembrare quasi ingenuo. Ricerchiamo in questo mondo lo stupore e la paura davanti a una tecnologia sempre più viva.

Il programma potrebbe subire variazioni

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A cura di

Teatro del Lido di Ostia

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