GIACOMO – Un intervento d’arte drammatica in ambito politico

GIACOMO – Un intervento d’arte drammatica in ambito politico

Le parole di Giacomo Matteotti, tratte dalle assemblee parlamentari del 31 gennaio 1921 e del 30 maggio 1924, nello spettacolo di Elena Cotugno e Gianpiero Borgia

Nell'ambito di Teatro di Roma | Stagione 2023-2024

10.06.2024 ORE 21:00 Teatro Argentina
Largo di Torre Argentina, 52

Informazioni

progetto di Elena Cotugno e Gianpiero Borgia
parole di Giacomo Matteotti con interruzioni d’Aula parlamentare
drammaturgia di Elena Cotugno e Gianpiero Borgia
dai verbali delle assemblee parlamentari del 31 Gennaio 1921 e del 30 Maggio 1924
ideazione, coaching, regia e luci Gianpiero Borgia
artigiano dello spazio scenico Filippo Sarcinelli
costumi Giuseppe Avallone
coproduzione Teatro dei Borgia e Artisti Associati Gorizia

Il 10 giugno 2024, al Teatro Argentina, andrà in scena Giacomo. Un intervento d’arte drammatica in ambito politico, con Elena Cotugno e per la regia di Gianpiero Borgia: una tragedia politica e antispettacolare  che ripropone le parole di Giacomo Matteotti nella loro nuda e terrificante verità.

Lo spettacolo  è un omaggio alla figura politica, intellettuale e morale di Giacomo Matteotti  ucciso il 10 giugno 1924 da sicari fascisti e, a 100 anni dalla sua morte,  intende porre  in risalto il suo discorso politico mettendo a confronto due suoi interventi in Parlamento: quello del 31 gennaio 1921, in cui denuncia le connivenze tra le forze politiche borghesi e le squadracce fasciste, e quello del 30 maggio 1924, l’ultima seduta a cui Matteotti partecipò prima di essere assassinato, in cui contesta i risultati delle elezioni dell’aprile di quell’anno.

Giacomo. Un intervento d’arte drammatica in ambito politico è la sfida di un uomo solo contro un regime violento e dittatoriale, ma anche la testimonianza di un martire antifascista che si è opposto alle tendenze prevalenti del suo tempo combattendo la sua battaglia non violenta, e diventando in questo modo la vittima designata di un’epoca brutale.

Giacomo Matteotti non ha perso la sua forza esemplare, al contrario il suo lucido, documentato e coraggioso atto d’accusa al regime di Mussolini continua a risuonare ancora attuale, in un’Europa attraversata da derive autoritarie, nazionaliste e razziste.

I principali temi sui quali il lavoro invita a riflettere  sono il senso della militanza politica, i diritti di cittadinanza, la possibilità di opporsi alla violenza fascista con il richiamo ai valori di libertà e democrazia, ma anche il ruolo del teatro nella  società in un modo in cui gli ideali diventano opera d’arte. Al cospetto del pubblico testimone dell’azione, la performance, grazie al lavoro di Elena Cotugno, si trasforma in un autentico rito teatrale con il quale l’attrice dà  “corpo laico” alle parole di Giacomo Matteotti.

Lo spettacolo

Giacomo Matteotti [22 maggio 1885 – Roma, 10 giugno 1924] è stato il segretario del PSU dal 1922 al 1924, prima della presa del potere da parte del regime fascista in Italia. Fu studioso di diritto penale e di pubblica finanza; organizzatore di leghe bracciantili, amministratore e sindaco di alcuni comuni del Polesine, deputato per tre legislature. Apostolo di verità e di ragione, esempio di coraggio morale e fisico, morì il 10 giugno 1924, a 39 anni, per mano di una banda di fascisti per ordine di Benito Mussolini.
Giacomo vuole porre in risalto il discorso politico di Matteotti, mettendo a confronto due dei suoi interventi in Parlamento: quello del 31 gennaio 1921, in cui denuncia le connivenze tra le forze politiche borghesi e le squadracce fasciste, e quello del 30 maggio 1924, l’ultima seduta a cui Matteotti partecipò prima di essere assassinato, in cui contesta i risultati delle elezioni dell’aprile di quell’anno.
Questa tragedia, politica e antispettacolare, consiste nella riproposizione delle parole di Matteotti nella loro nuda e terrificante verità.
I principali temi sui quali il lavoro invita a riflettere sono il senso della militanza politica, i diritti di cittadinanza, la possibilità di opporsi alla violenza fascista con il richiamo ai valori di libertà e democrazia, ma anche il ruolo del teatro nella società, in un modo in cui gli ideali diventano opera d’arte.

Il ritratto storico

■ Il 31 gennaio 1921: Giacomo Matteotti denuncia le violenze fasciste; ammette che anche dalla sua parte ci sono state azioni violente: «può essere avvenuto che la teorizzazione della violenza rivoluzionaria, che mira a sopprimere lo Stato borghese, e a sostituire lo Stato socialista, possa avere indotto taluni nell’errore di azioni episodiche di violenza»; e conclude con l’attacco al Partito fascista: «Oggi in Italia esiste un’organizzazione pubblicamente riconosciuta e nota nei suoi aderenti, nei suoi capi, nella sua composizione e nelle sue sedi, di bande armate, le quali dichiarano apertamente che si prefiggono atti di violenza, atti di rappresaglia, minacce, violenze, incendi. È una perfetta organizzazione della giustizia privata; ciò è incontrovertibile». Accusa di complicità «di tutti questi fatti di violenza» anche l’allora presidente del Consiglio Giovanni Giolitti, che lo interrompe seccamente.

■ Il 30 maggio 1924: è la prima riunione della nuova Camera, chiamata ad approvare il risultato delle elezioni dell’aprile precedente (le ultime multi-partitiche, svolte con la legge Acerbo, proporzionale con premio di maggioranza). Il neo presidente dell’assemblea, Alfredo Rocco, propone a sorpresa la convalida in blocco dei deputati eletti per la maggioranza. Le opposizioni sono spiazzate.
Matteotti interviene a braccio, raccoglie le sue poche carte e chiede di parlare. Contesta la validità delle elezioni, dice che si sono svolte sotto la minaccia «di una milizia armata» al servizio del capo del governo. «Va a finire che faremo sul serio quello che non abbiamo fatto» intima Roberto Farinacci a Matteotti. «Fareste il vostro mestiere», risponde lui. Conclude dopo un’ora, chiedendo di rinunciare alla violenza. A un collega che si congratula per l’efficacia del discorso replica amaro: «Però adesso preparatevi a fare la mia commemorazione funebre». E qualcuno ha sentito Mussolini dire: «Quando sarò liberato da questo rompic… di Matteotti?».

Spettacolo prodotto con il sostegno della Presidenza del Consiglio dei Ministri-Struttura di missione anniversari nazionali ed eventi sportivi nazionali e internazionali nell’ambito dei progetti per iniziative connesse alla celebrazione della figura di Giacomo Matteotti, con il supporto di Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia, Fondazione Vincenzo Casillo, con il patrocinio di Fondazione di Studi Storici Filippo Turati Onlus, Fondazione Giacomo Matteotti, Comune di Fratta Polesine, e con il patrocinio di Roma Capitale.

Il programma potrebbe subire variazioni

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