Che cosa accomuna il Principe di Salina e Don Vito Corleone, la Sicilia risorgimentale di Giuseppe Tomasi di Lampedusa e la Little Italy di Mario Puzo, il bel Tancredi protagonista dell’Italia savoiarda e il cupo Michael, erede di un impero mafioso segnato dal sangue e dalla disperazione? In un viaggio vertiginoso attraverso due grandi lezioni di cinema il direttore della Festa del Cinema Antonio Monda e quello della Casa del Cinema Giorgio Gosetti incrociano le lame in una grande serata di immagini e racconti in programma nella Sala Deluxe della Casa del Cinema.
In apparenza il capolavoro di Luchino Visconti e la saga di Francis Coppola appartengono a due galassie lontane, collegate soltanto dalla magnificenza della messa in scena corale e dalla comune passione per il melodramma romantico. In realtà – nelle intenzioni di Monda e Gosetti – i collegamenti, i richiami a specchio, le assonanze involontarie sono molto più numerose e disegnano un percorso tematico che riassume il passaggio tra due epoche e un analogo senso della fine di un’era. L’ombra della morte, la percezione che tutto sta cambiando e che un disperato tentativo di far sì che tutto rimanga com’era è destinato a fallire, accompagna i protagonisti di queste due storie legate a medesime radici culturali e a una terra bagnata di sangue e ansia di vita.
Sei scene de Il Gattopardo (1963) e altrettante de Il Padrino (1972) e il suo naturale seguito del 1974; sei situazioni in qualche modo collegate e destinate a tracciare uno stretto rapporto tra i due affreschi d’epoca che raccontano la sicilianità, la famiglia, la violenza e la mafia, il potere e la solitudine, la gioventù e la vecchiaia. E su tutto il segno inconfondibile di un cinema che oggi sarebbe difficile anche immaginare, proprio come accadde agli spettatori del sonoro guardando i capolavori del cinema muto.
Il programma potrebbe subire variazioni